MARVELIT Presenta...
Diario di
bordo, data—
Questa è la
prova che sono impazzito. ‘Diario di Bordo’, ma chi voglio prendere in giro?!
La Skarrigar è scomparsa, affondata
nella pozza acida in cui siamo atterrati. Non c’è più una nave a cui tornare.
Non c’è più
un diario di bordo su cui fare annotazioni, ho solo questo registratore
alimentato dal mio corpo. La memoria è limitata, ma non importa.
La mia vita
è limitata. Quando morirò, non ci sarà molto altro da registrare, giusto?
Mi secca di
non avere lo spazio per dire quello che vorrei, della mia vita, delle mie
imprese, della mia famiglia.
D’juna,
moglie mia. Sei tutto quello che mi rimane, tu ed un uovo che non era ancora
sgusciato quando me ne andai.
Spero che
chi troverà questa registrazione non mi considererà un codardo. In fondo, la
nostra doveva essere una missione di ricerca per nuovi mondi disabitati da
sfruttare. L’Impero Skrull ha grandi piani, e grandi esigenze. I ricognitori
come me devono muoversi senza scorta, devono essere invisibili, non devono
lasciare alcuna traccia del loro operato. Se troviamo qualcosa di interesse per
l’Impero, dobbiamo catalogarla e tornare subito indietro.
Non è un
incarico esente da rischi, ma fondamentalmente bisognerebbe essere proprio
sfortunati per perdere la nave ed il proprio equipaggio.
Già.
Eccomi qua,
Capitano K’Wert, fallito.
E dire che
il pianeta sembrava perfetto: un piccolo corpo vagante, ricco di minerali
preziosi, sterile. Cosa rara, la sua attività geotettonica era così intensa da
permettergli di mantenere una temperatura alla superficie di 12°C. Un mondo
freddo, ma persino colonizzabile. Sarebbe stato molto facile impiantare delle
basi di estrazione e risparmiare sull’energia per il riscaldamento. Ci siamo
battuti per molto meno, in passato.
Cosa ancora
migliore, la rotta stimata del pianeta non intersecava nessuna area
pattugliata.
Cosa è
andato storto?
Per
cominciare, la gravità. Avevamo gravemente sottostimato la massa del pianeta.
Colpa mia, il mio primo errore in una carriera quarantennale, e che errore da
dilettante! Era ovvio che un mondo
come quello, per essere così attivo, doveva possedere un nucleo molto pesante!
E così,
avvicinandoci con i compensatori gravitazionali regolati per un pianeta di tipo
M, siamo stati attratti come ferro da una calamita dalla gravità di un mondo di
tipo T! I piloti hanno compiuto un vero miracolo...per quello che è valso.
T’kinn è stato il primo a morire, a causa del contraccolpo.
Poi, il
secondo errore. Come comandante, dovevo assicurarmi che i bocchettoni fossero
chiusi, che le infiltrazioni fossero contenute. Ma ero troppo occupato a
proteggere la mia reputazione biasimando i miei sottoposti. E poi, eravamo in
una palude. Come potevo sapere che si
trattava di acido, ad una concentrazione tale da divorare persino il nostro
scafo? E prima ancora che ciò succedesse, i suoi vapori stavano già riempiendo
la mia nave. La maggior parte del mio equipaggio, stordita dall’impatto, non ha
fatto in tempo a cambiare in una forma tale almeno da potere sopravvivere fino
all’evacuazione.
La loro è
stata una fine indegna, e se riuscirò a tornare a casa avrò appena il tempo di
essere sottoposto alla corte marziale, prima di essere condannato a morte.
Ma tornerò a
casa. Per mia moglie. Per la mia covata. Per l’Impero!
Non siamo giunti
fin qui per arrenderci, perché siamo Skrull! Perché abbiamo una missione da
compiere.
Devo trovare
un modo per contattare i miei simili, là fuori. Dobbiamo reclamare questo mondo
come nostro. A qualunque costo.
E il prezzo,
finora, è stato alto. Eravamo in 59, quando abbiamo evacuato la nave morente
mentre affondava nell’acido ribollente.
Ci eravamo
trasformati in Laworak, forme di vita alate di un mondo da noi colonizzato.
Sono molto efficienti: i loro corpi sono immense membrane a bassa densità che
usano perlopiù per planare, facendo ricorso a minime quantità di energia per
tenersi in quota. Per nostra fortuna, il pianeta possedeva un’atmosfera fitta e
respirabile, a dispetto dell’assenza di organismi atti alla produzione di
ossigeno. Non escludo che sia stata l’intensa attività tettonica a creare
quest’atmosfera. Vorrei avere un laboratorio per effettuare i test necessari,
questo mondo è così affascinante.
Visto
dall’alto, era ancora più bello, nella sua magnifica desolazione. Un mondo
così...vivo! Se ci fosse un Sole ad illuminare questa eterna notte, le sue
radiazioni, interagendo con le pozze sparpagliate ovunque come tanti diamanti
grezzi, in attesa che il loro potenziale biologico venga espresso. I vulcani
che vedo eruttare nutrono il suolo con le loro ceneri. Basterebbe così poco...
Volevo avere
una fede e ringraziare una qualche entità superiore per avermi fatto giungere
fin qui. Il caso è così...anonimo.
Dopo circa
un’ora di volo fummo travolti da una tempesta. E’ buffo come, senza satelliti, senza
sistemi di previsione, un semplice fenomeno naturale possa risultare così
devastante. Ma se quella situazione non fu colpa mia, né lo furono i fulmini
che uccisero dieci di noi, mia e solo mia fu la colpa per avere dimenticato che
se il solo liquido in superficie era acido, le piogge dovevano esserlo a loro
volta!
Quando
atterrammo per cambiare ancora forma e scavarci un rifugio, eravamo tutti
ustionati e stremati dal lungo volo. Assumemmo la forma dei Torax, creature
poco intelligenti, ma capaci di porsi in una stasi prolungata per guarire le
proprie ferite, mentre con dei peduncoli appositi assorbivano il minimo
nutrimento indispensabile direttamente dal suolo...
Quando mi
risvegliai, ero guarito. Debole, ma salvo, per ora. Non avrei potuto sostenere
una battaglia neppure contro il più debole dei super-esseri terrestri, uno di
quei Vendicatori dei Grandi Laghi. Ma avrei potuto cacciare...se ci fosse stata
un’altra forma di vita.
C’era il mio
equipaggio. Il mio leale, fedele equipaggio.
Per l’Impero,
per la missione, si sarebbero sacrificati. Non sarebbe stata la prima volta,
per quanto ripugnante, ma non potevamo permetterci il lusso di essere
sentimentali come quegli sciocchi terrestri! Mi chiedo ancora che razza di
incapaci abbiamo come leader, per non avere già preso il controllo di quel
ridicolo pianeta, anche se strategicamente ci sarebbe utile come un boccone
indigesto.
A proposito
di bocconi... La mia sorpresa peggiore l’ebbi quando capii che nessun altro era
riemerso. Erano forse rimasti là sotto, impauriti al punto da avere
permanentemente assunto le sembianze dei Torax? A volte capitava, era un grave
segno di regressione ancora prima che di indisciplina. Un problema vecchio come
la nostra capacità di assumere qualsivoglia aspetto.
Vorrei
potermi trasformare in Galactus e divorare questo stupido pianeta!
Considerai
l’ipotesi di cambiare permanentemente specie a mia volta. Sarebbe stato tutto
più facile, avrei vissuto in uno stato vegetativo, per sempre, ogni giorno
uguale all’altro...
Ma non
cedetti a quella dolce tentazione. Invece, scavai nella sabbia, là dove sapevo
che il sottufficiale R’yekk si era messo al sicuro. Lui non mi aveva mai
deluso, la sua presenza al mio fianco avrebbe dato una sferzata agli altri.
Sarebbe
stato più facile convincerli a sacrificarsi per il bene comune.
Cominciavo
ad avere molta fame.
E capii che
non l’avrei soddisfatta, non come speravo, quando vidi perché nessuno era riemerso.
R’yekk, era
ridotto ad un guscio mummificato, totalmente disidratato. Parte del suo corpo
era ancora quella di un Torax, grottesca composizione i cui peduncoli erano
ancora conficcati in un terreno avvelenato. La morte doveva essere stata lenta,
per forza. I Torax vivevano in un ambiente a loro favorevole, come parte di un
ecosistema stabile. Ucciderli era fin troppo facile, bastava iniettare una
tossina e loro avrebbero cercato comunque di nutrirsene. R’yekk doveva avere
capito, in un ultimo barlume di coscienza, ma a quel punto era troppo tardi.
Era morto in un cunicolo, circondato dalla roccia viva, senza aria.
Non
dimenticherò la sua espressione. Nessun plotone di esecuzione potrà mai essere
peggio di quello che ho fatto a coloro che si erano fidati di me.
Ma non per
questo avrei abbandonato le speranze, non ora che era chiaro che il destino
voleva che vivessi per riunirmi alla mia gente! Sì, maledizione! C’era un motivo per cui ero ancora vivo, doveva
esserci!
O forse era
stata di nuovo un’assurda coincidenza? I miei sottoposti avevano in qualche
modo assorbito quei nutrimenti letali risparmiando me?
Perché
dovrei sorprendermi, in un universo dove la Morte era così relativa?
Mi seccava
di più che i miei deceduti compagni fossero ormai immangiabili. Mi incamminai
lungo il deserto.
Dopo due
giorni, adottai l’ultima tattica a mia disposizione per sopravvivere e rimanere
senziente e trovare un modo di fuggire.
Mi
trasformai in un predatore con zanne abbastanza forti da staccarmi un arto,
rapidamente, con un solo morso. Tornai quindi alla mia forma originale e
cominciai a mangiare. Nonostante il dolore orribile, c’era un vantaggio a
sapere manipolare il proprio corpo a livello molecolare: potei richiudermi la
ferita senza bisogno di interventi chirurgici. Non era un sistema pratico,
richiedeva molta concentrazione e rimanevi comunque indebolito
dall’emorragia... Ma funzionava. Mia Imperatrice, sii fiera di me! Il Tuo umile
servitore... Il tuo umile servitore ti odia!
Schifosa
vigliacca, vieni qui a condividere le mie sofferenze! Vediamo se avrai il
coraggio di inviare una sola nave senza scorta per queste stupide missioni, la
prossima volta! Ho una famiglia! Ho il diritto di rivederli!
Credo di
stare delirando. La carne che ho mangiato fa schifo, ma mi sazierà abbastanza a
lungo, mentre il mio braccio si rigenera.
E continuo a
camminare. Che altro posso fare? Neanche tu puoi fermarmi, dannato pianeta! Oh,
te lo giuro, sarò io stesso a piantare la prima trivella nella tua tossica
crosta. Darò il mio nome alla prima stazione di estrazione. Dove la mia nave è
caduta, farò erigere una statua costruita con i tuoi metalli, inattaccabile dai
tuoi acidi!
Quindi
provaci, palla di rocce e metalli! Continua pure a cercare di uccidermi! Io non
mi arrendo, mi senti?? Troverò una vena di minerali che possa soddisfare il mio
metabolismo, sì! Andrò in ibernazione solo quel poco che mi serve per
sopravvivere, poi mi impegnerò senza tregua a cercare un modo per comunicare
con la mia patria! A costo di costruirlo, non so come, ma ci riuscirò!
Perché uno Skrull non si arrende. Mai!
E mentre Q’wert continuava a camminare, il pianeta continuava a vagare nel buio interstellare, indifferente al destino di quell’intruso ed alle sue intenzioni.
Ad Ego interessava solo mantenere il suo travestimento, mentre si spostava in quel settore di spazio, in attesa di recuperare le forze per compiere un nuovo salto iperspaziale.
DESTINI INCROCIATI
Di Valerio Pastore