C’è un’arma nell’universo più potente di tutte le altre. Non esiste cosa più desiderata, temuta, amata o odiata. Solo uno sciocco, o un pazzo… o l’uomo giusto… oserebbe possedere…lo Starbrand !

 

Starbrand

#6

Il cerchio infinito

 

L’immaginazione è l’unica arma nella guerra contro la realtà.

Jules de Gaultier

 

Pittsburgh, Pennsylvania. Per Keith Connell, questo giorno è l’inferno. Ogni singola volta in cui ha pensato che le cose non potessero peggiorare, l’hanno fatto.

Sono le 22.12 di sera, e la sua casa è stata completamente rasa al suolo. Solo il potere dello Starbrand gli ha permesso di sopravvivere.

Davanti a lui, un uomo con una giacca marrone cammina sulle macerie, trascinandosi dietro un vecchio grande come un armadio e con lunga barba bianca.

Keith stringe il pugno destro, sul cui palmo si trova il tatuaggio dello Starbrand. Il suo potere fa risplendere di luce anche il guanto da motociclista che indossa.

-Dev’essere un po’ difficile per te tenere il conto degli eventi, eh ? – gli dice l’uomo con la giacca, lasciando cadere a terra il vecchio ed avvicinandosi lentamente.

-Lascia che ti rinfreschi la memoria. Hai ricevuto un foglietto su cui era disegnato lo Starbrand, che poi è passato sulla tua mano. Hai scoperto che ti garantisce dei super-poteri…di più, ti rende l’uomo più potente di questo sassolino chiamato Terra. Poi, incontri un uomo che dice di essere un dio, e rimani invischiato in un gioco molto più grande di te. Il Vecchio arriva per metterti a tacere, io arrivo per far tacere tutti quanti e darvele di santa ragione. Poi il tuo amico Logos… il “dio del futuro”… ti garantisce un po’ di respiro, ti dà quel guanto che ti permette di controllare meglio lo Starbrand, ed arrivo io a distruggerti la casa. Piuttosto piena come giornata, eh ?

-Ma che vuoi ancora, tu ? E chi diavolo sei ?

-Sono l’agente Powder della UNION, e sto solo facendo il mio lavoro.

-Beh a me non interessa per niente il tuo lavoro, quindi…

-A causa di un accordo tra il mio capo e Logos, non ti posso uccidere. E non posso distruggere il tuo pianeta. Però ti posso sempre smembrare, scorticare, amputare, impalare, bruciare, fulminare, torturarti e farti rimpiangere di essere mai nato; posso trasformare Pittsburgh in un cratere fumante, o il continente in un deserto, far esplodere tutte le testate nucleari del mondo… inizi a cogliere l’idea ?

-Sì, che hai letto troppi fumetti. Allora, com’è la storia ? Perché adesso mi concedi l’onore di parlarti, mentre finora non facevi altro che cercare di uccidermi ?

“Così, Connell” pensa “fallo concentrare su quello che dici e non sulle ginocchia che ti tremano…”

-Perché mi è stato ordinato di mantenere un profilo basso e, se mi costringi ad usare le maniere forti, rischio di perdere il lavoro. Ne ho abbastanza di questa faccenda tanto quanto te, sai !?

-Okay. Che cosa vuoi ?

-Logos. Lo Starbrand.

-Frena, frena… primo, non so dov’è finito Desmon. Un minuto fa era qui, ma è scomparso al tuo arrivo. Secondo, non ho idea di come fare a darti lo Starbrand !!!

-Va bene. Giochiamo secondo le tue regole, Connell. Dimentichiamoci di Logos. Posso pensare io al trasferimento…tu dammi solo la mano.

-Tutto qui ? Io ti do la mano, tu ti prendi lo Starbrand, e ve ne andate tutti fuori dalle scatole ? Per sempre ?

-Connell, a me interessi meno di quanto tu possa immaginare. La tua unica importanza è data da quello stupido tatuaggio; una volta senza, per me sei inutile.

-Okay, allora…ma niente scherzi, eh ? Nessun potere. Se vedo solo una scintilla, non se ne fa nulla.

-Non oserei mai. Adesso muoviti, Connell, ne ho abbastanza di questo posto.

I due si avvicinano lentamente, molto lentamente, allungando le braccia come per stringersi la mano. Il passo di Powder è sicuro, mentre Connell per due volte rischia di inciampare su quelli che riconosce come i resti della sua cucina.

Le due mani sono pronte a toccarsi, e sul palmo della mano di Keith si vede già il disegno dello Starbrand, anche attraverso il guanto. Powder smette di guardarlo negli occhi per concentrarsi sulla mano, adesso vicinissima alla sua. I due palmi sono separati solo da una decina di centimetri…

-NO !!! – urla il Vecchio, lanciandosi contro Powder carico di energia cosmica. Powder si volta ad una velocità impressionante e lo afferra per la gola, a mezz’aria, tenendolo sospeso con la mano sinistra.

-Tu hai la pessima abitudine di non stare mai al tuo posto, Vecchio. Aspetta solo un secondo e poi sistemerò anche te. Allora, Connell ? Ci vogliamo dare una mossa ?

-D’accordo, d’accordo. Vuoi il potere ? E’ tutto tuo…

Le due mani si avvicinano di nuovo, ma questa volta non fanno in tempo ad essere così vicine. Quasi subito, Powder lo fissa con uno sguardo rabbioso.

Scoprendo prima le sue carte, Connell rilascia una frazione dell’energia dello Starbrand direttamente su Powder, che prende immediatamente fuoco.

Il Vecchio cade a terra, e subito carica verso Powder con i suoi pugni giganteschi.

-Adesso, Connell !!! Abbiamo una sola possibilità !

Il Vecchio colpisce Powder nel momento esatto in cui Connell rilascia la sua energia. Se quello di prima era un debole raggio di luce, questo è un faro costiero. Powder viene completamente investito dall’incomprensibile potere dello Starbrand, ed ancora e ancora. Alla fine, non ne è rimasto che un mucchietto di ceneri fumanti.

-E’…è morto ? – chiede Keith.

-Credo di sì, ma non si può mai sapere con questi. Credevo di averli fermati nell’86… questa data ti dice niente, Connell !?!?

-Oddio, guarda…guarda che roba !!! Ha distrutto tutto…

-Connell, ascoltami – il Vecchio lo afferra per le spalle e lo scuote – Nel mio mondo, nel mio universo, lo Starbrand mi rendeva Dio. Poi, secoli fa, arrivarono loro. Veri dei, da questo universo. Quest’uomo… quello che abbiamo appena ucciso…era uno di loro. Ed anche Desmon Logos lo era.

-Mi stai dicendo che abbiamo ucciso…un dio ?

-Non ho finito. Nel 1986 incontrai il loro capo e seppi del loro progetto, del loro fine ultimo…la loro soluzione definitiva. Era orribile…quello che avrebbero causato poteva… Era troppo per me. Scappai e mi liberai subito dello Starbrand, affidandolo a Ken Connell. E mi lasciai morire. Io non potevo… se qualcuno mi avesse fatto rivelare il segreto… non potevo farlo, capisci !?!?

-Sì, sì, quello che ti pare… togliti di dosso !!!

Keith si volta di scatto, liberandosi dalla presa facendo forza col braccio destro. Il Vecchio gli è ancora addosso, e non indietreggia di un passo. Keith ne ha abbastanza non solo delle sue farneticazioni, ne ha abbastanza della sua stessa presenza. Sente dentro di sé un’energia inesauribile che insiste per essere usata, e che lo farà scoppiare se non le darà ascolto. In questo momento, Keith non potrebbe desiderare di più.

Il Vecchio quasi non vede il pugno che gli arriva in faccia, e finalmente si sposta. Keith si sente immensamente meglio, adesso, ma sa che gli manca ancora qualcosa. Qualcosa si accende negli occhi del Vecchio, quando carica verso di lui. E’ quasi il doppio in quanto a corporatura, ma Keith riesce a dargli un secondo cazzotto così forte da farlo girare su se stesso e cadere a terra, tra le macerie.

-Wow – si lascia scappare Keith, fissando il guanto di pelle. Non ha minimamente sentito l’impatto. L’ultima volta che ha sferrato un pugno del genere ha provocato un piccolo terremoto, ma ora è riuscito ad usare tutta quella forza esclusivamente sul Vecchio. No… non è stato lui a riuscirci, è stato il guanto. Keith si accorge di essere rimasto a bocca aperta a fissarsi la mano, e sentendosi giustamente stupido per questo fa nuovamente caso al Vecchio.

Ancora, il guanto si muove da solo. Il polso del Vecchio viene afferrato all’istante, e stretto così forte da fargli scappare un grido di dolore.

-Dovrò dare più peso alle offerte di Desmon, la prossima volta.

 

Una mano si appoggia sulle spalle di Connell, e stringe. Keith sente le forze che lo abbandonano, e si accascia al suolo mollando la presa sul Vecchio.

-Finché pensi in termini fisici posso tenerti testa. Mai fare a cazzotti con il dio dell’energia, ragazzino. E tu, Vecchio…

L’anziano muscoloso scatta in avanti ad una velocità sovrumana, cercando di colpire Powder con un pugno. L’agente diventa pura elettricità, passando attraverso il corpo del Vecchio e tornando in forma umana alle sue spalle.

-Visto, Connell ? Pensate esattamente allo stesso modo; lui è solo più paranoico.

-Non vi lascerò prendere lo Starbrand !!! – sbraita il Vecchio – Deve essere distrutto, non sfruttato da voi pazzi !!!

-Sei un idiota, non si può distruggere lo Starbrand con la forza come vuoi fare tu, finirebbe per resuscitare un’altra volta. Non sai neanche che cosa rappresenti, non capisci neanche qual è il tuo ruolo Vecchio…tu sei la parte dello Starbrand che si rifiuta di sparire.

-La volete piantare di parlare per enigmi ? Credevo dovessimo fare a pugni ! – interviene Connell, appena rialzatosi da terra.

-Uccidilo, Connell !!! Il segreto deve morire con noi !!!

-Sai, su una cosa hai ragione: è pazzo – prosegue Connell guardando Powder – Sono tutte bugie, vero ? Tutte storie di cospirazioni cosmiche. Facevi la stessa cosa nel mio sogno.

-Quello non era un sogno, erano i ricordi dello Starbrand – risponde Powder, ignorando il Vecchio che gli si getta addosso, e tenendolo fermo con una mano lo fulmina più volte. Il Vecchio cade a terra, continuando a inveire e blaterare cose senza senso, cose senza importanza pronunciate con rabbia sofferente.

-Ricominciamo da capo. Chi hai detto di essere ?

-Powder, agente della UNION e dio dell’energia. Ti avrei già ucciso se non fosse stato per Desmon Logos… avrei già fermato entrambi.

-“UNION” ?

-Un’organizzazione di dei universali volta a riorganizzare l’esistente. Il tatuaggio che hai sulla mano destra è colpa nostra. Forse possiamo collaborare…

-Un secondo, tu sei lo stesso psicopatico che non vedeva l’ora di spaccarmi la faccia !?

-Sono un dio universale, posso scegliere qualunque forma e personalità mi faccia comodo. La mia missione di distruzione non ha avuto successo, quindi quando hai distrutto il mio nome umano ne ho pronunciato uno con una personalità e uno scopo più diplomatici.

-Desmon dice che qualcuno gli ha fatto dimenticare il suo vero nome e lo ha costretto ad avere quello che usa adesso. Siete stati voi ? Siete della stessa specie ?

-Sì. Come dicevo, lo Starbrand è una nostra responsabilità. Abbiamo cercato più volte di distruggerlo… tu non sei il primo Connell che devo mandare a morire, sai. E’ tutto un circolo senza fine…ogni volta che distruggiamo lo Starbrand, rinasce.

-Okay, diciamo che ti credo… ma niente scherzi, hai visto cosa posso fare con questo guanto a controllare il mio potere.

-E’ esattamente grazie a quel guanto che ora credo di poter finalmente distruggere lo Starbrand… adesso sei tu a controllare lui,e non il contrario. Forse lasciare in vita Desmon è stata un’idea migliore di quanto ammettessi…

-Desmon credeva che foste stati voi altri dei a togliergli la memoria, per non fargli rivelare chissà quale segreto. Cos’è questa storia ?

-Sono affari della UNION che non ti riguardano; non forzarmi la mano, Connell. Posso reincarnarmi nel Powder omicida con una sola parola.

-D’accordo, questa faccenda la capiremo in un altro momento… almeno tu spieghi, gli altri due accennavano e basta. Cosa vuol dire che adesso sono io a controllare lo Starbrand ? Ero in qualche modo sotto la sua influenza ?

-In un certo senso. Sei stato creato dallo Starbrand.

-Che cosa !?!?

-Come anche il Vecchio, tutta la tua vita, addirittura quello psicanalista che hai sentito… e non chiedermi come faccio a saperlo. Sono il dio dell’energia, e la riscrittura dell’universo è una cosa di cui tendo ad accorgermi abbastanza in fretta.

-Così il sogno era vero e noi siamo stati creati dallo Starbrand…che altro ?

-Qualunque altra cosa. Lo Starbrand è il potere della creazione, il potere divino. Ha perso quasi tutte le sue forze per generare l’universo, più e più volte, nel suo ciclo vitale.

-Lo Strabrand ha creato l’universo ? E chi ha creato lo Starbrand, Dio ? – risponde Keith ridacchiando istericamente.

-No. Nel senso che tu attribuisci al termine… Tu hai creato lo Starbrand, Connell. Tu sei Dio.

 

Sulle macerie della propria casa, Keith Connell sente la propria sanità mentale allontanarsi. Niente sembra più essere reale… cosa ha detto Desmon Logos ?

“Siamo arrivati fino a qui con l’immaginazione, l’unica cosa che non si può controllare, l’unica vera arma”.

-Mi devo sedere – risponde Keith, rendendosi conto che è passato parecchio tempo dalla frase di Powder. Ordinandosi di non pensare al trucchetto di Desmon guarda l’orologio…22.12.

-Perfetto, mi si è pure rotto l’orologio.

-L’orologio funziona – prosegue Powder avvicinandosi – E’ la struttura della realtà ad essere stata infranta.

-Ma tutti voi dei parlate senza che si capisca cosa accidenti volete dire ?

-Il dio del futuro non è qui, Connell. Come può il tempo proseguire ? Continui a non voler andare avanti.

-Se questo è come dovrà sempre essere, ci puoi scommettere…

I due nemici restano in silenzio per un po’, impossibile dire quanto ovviamente. Powder si avvicina ancora di più a Connell, sedendosi al suo fianco sulle rovine.

-Lo Starbrand esiste da sempre. E’ il paradosso incarnato. Un’arma totalmente completa in se stessa, ideata da chissà chi. Talmente unica ed inavvicinabile da essere la cosa più sola della creazione.

-Hai appena detto che è un’arma, come fa ad essere sola ? Se è solo una cosa…

-E’ una cosa che pensa, Connell. E’ una cosa che si sentiva così sola da suicidarsi. Ma non è facile cancellare l’infinito…il suo tentativo di suicidio generò un Nuovo Universo. Quando ci riprovò, causò l’Evento Bianco che creò il primo Connell e il primo Vecchio, che poi erano la stessa persona. Lo Starbrand non poteva capirlo…la sua coscienza di sé è limitata…ma Connell incarnava la parte dello Starbrand che voleva vivere, ed il Vecchio il suicidio.

-Ma sono morti…o no ?

-Sono aspetti dello Starbrand, non possono realmente morire finché esisterà lo Starbrand. Credo che l’arma lo sapesse quando manipolò esseri di questo universo per fuggire, e ricorrere a mezzi esterni per mettere fine alla propria esistenza… non per niente in seguito richiamò un adoratore della morte. Salvò la morte stessa, in un certo senso… come altro definiresti un atto del genere se non come attrazione per il suicidio ?

-Non lo so, al momento non mi sento abbastanza in forma per criticare la sanità mentale di un tatuaggio. Oh, a proposito di pazzia, hai detto che sono Dio !?

-Tu sei una manifestazione dello Starbrand, Keith Connell. La manifestazione di ciò che lo ha creato: il suo primo tentativo di suicidio. Ti ha creato perché lo uccidessi una volta per tutte. E la parte dello Starbrand che non vuole abbandonare l’esistenza ha manifestato il Vecchio…non è un caso che il Vecchio volesse uccidere te, voleva darti una ragione per aggrapparti alla vita. E lo psicanalista per forzarti a prendere tutte le decisioni che hai preso.

-Ammettiamo che tu stia dicendo la verità e che questo non si riveli un episodio di “Ai confini della realtà” scritto sotto acido. Che c’entrate tu e Desmon Logos ? Siete stati creati anche voi dallo Starbrand ?

-Come ti ho detto, la nostra è un’altra storia. Ma Logos… Logos serviva a darti l’arma adatta a suicidarti.

-Desmon non mi ha dato nessuna…

Keith smette di parlare, abbassando lo sguardo sulla propria mano destra. Stringe il pugno ed accarezza il guanto con la mano libera…

-Esatto – risponde Powder alla domanda implicita – Con il guanto hai il potere completo sullo Starbrand. Abbastanza da uccidere il dio del futuro… il che significherebbe la morte del mondo. Questo è contro i piani della UNION, così mi hanno mandato a distruggere lo Starbrand per far iniziare un nuovo ciclo.

-Quindi dovrei…uccidermi…con un guanto ?

-No, lo Starbrand ti riporterebbe in vita. Il tatuaggio che hai sulla mano è il suo ultimo frammento; non esiste più nulla dell’energia dello Starbrand in tutti gli universi, ce ne siamo occupati noi. Ma lo Starbrand è pericoloso proprio per la sua immortalità…se ne sopravvivesse la parte più infinitesimale, potrebbe rigenerare tutto il resto.

-Detesto dirlo, ma tutta questa faccenda ha senso.

 

Keith Connell si rialza in piedi, grattandosi la testa e sbuffando. Ogni fibra del suo essere gli dice che tutto questo è sbagliato, che non può essere reale.

Ma tutte le certezze di Keith sulla realtà sono state distrutte da un disegno su un pezzo di carta.

-Se distruggo lo Starbrand…morirò anch’io, vero ?

-Non necessariamente – risponde Powder alzandosi – E’ il potere a rinascere sempre. Se evitiamo la rinascita, la tua esistenza può continuare.

-Quindi non morirò ?

-Certo che morirai. Ma non subito…tra qualche anno. Anche la forza vitale è un’energia…posso far sì che tu resti in vita.

-Okay, se potessi distruggerei lo Starbrand anche subito…ma hai detto che l’unico modo di farlo è ammazzare Desmon, e che questo distruggerebbe il tempo. Puoi salvare anche lui dopo di me ?

-No, un dio non esiste per energia vitale, esiste perché deve esistere. Se lo uccidi, tra l’altro, non esisterà un dopo in cui possa resuscitare.

-Ma un “prima” sì, Desmon ha detto che il futuro non esiste quindi…

-Connell, non essere ridicolo. Resuscitarlo prima della sua morte genererebbe un paradosso peggiore di quello dello Starbrand.

-Cioè Desmon è indistruttibile come lo Starbrand ? Allora come dovrei fare ad ucciderlo !?

-Te l’ho già spiegato !!! Se tu uccidessi Logos, che come dio del futuro non esiste ancora, la sua fine sarebbe precedente alla sua nascita ! Un altro paradosso, è così difficile per voi mortali capire certe cose !?!?

-Allora è come lo Starbrand !!!

-NO !!! L’inizio e la fine dello Starbrand sono la stessa cosa, è una questione del tutto diversa !!! Perché non riprendi a combattere, a questo punto, forse il prossimo Connell avrà un po’ di cervello !

-Senti non puoi venire qui a dirmi che sono Dio e poi… no, fermo. Hai ragione. L’inizio e la fine sono la stessa cosa…è questo il problema con lo Starbrand, no ? Allora cambiamo la sua creazione ! Rifacciamola ! Spostiamola qui !

-Stai farneticando.

-No, ha senso ! Pensaci ! Prendiamo tutto il potere dello Starbrand e diamolo allo Starbrand.

-Questo non risolve il problema; lo Starbrand esisterebbe ancora. Completo in sé e per sé, ma…

-Ma isolato in questo singolo momento ! E sono io la parte dello Starbrand che vuole morire, non è quello che hai detto ? Se ci separiamo, non avrà più motivo per volersi suicidare !

-Hhmmm. Lo Starbrand è paradossale per sua stessa natura. Supererebbe lo shock. Dammi la mano…

 

Connell avvicina lentamente la mano guantata, che Powder afferra con entrambe le mani. Il guanto di pelle nera diventa incandescente, rosso fuoco, ma Keith non sente nulla.

-Che stai facendo !?

-Sto bloccando le emissioni di energia dello Starbrand. Dobbiamo essere sicuri di non lasciargli modo di rigenerarsi…

Il Vecchio, ancora delirante, scompare in un lampo di luce bluastra. Le macerie si illuminano allo stesso modo.

-Fermo ! Non è così che pensavo di fare…distruggerai tutto !!!

-Dobbiamo sbrigarci, il futuro potrebbe arrivare in qualunque momento. Smettila di resistermi e concentra tutto il tuo potere sullo Starbrand ! ORA !!!!

Keith Connell stringe il pugno, iniziando a sentire il calore dello Starbrand che ribolle sul palmo della sua mano. Powder aumenta la sua stretta, sempre di più.

La sua casa scompare in una luce accecante, ed il guanto è talmente luminoso da fargli distogliere lo sguardo.

Ha paura. E molta.

La voce di Myron gli ritorna alla mente… è anche lui una creazione della sua mente, allora ? E’ tutto un sogno, alla fin fine ?

“Ricordi quello che ti ho detto l’altra volta ? La tua paura dei cambiamenti, di fallire in quello che gli altri si aspettano da te ? Il sogno simboleggia tutto questo, la tua paura di fallire”

“Beh vai a quel paese Myron” pensa Keith Connell “Questa volta non voglio fallire !”

Il guanto scompare, e Keith sente qualcosa lacerargli la pelle. Powder lascia andare la sua mano, e Connell se la massaggia.

-Aaah ! Brucia, cazzo !!!

-Congratulazioni, Connell, sei appena nato per l’ennesima volta.

Keith riprende fiato, soffiando sul palmo della mano. Sorprendentemente ci mette un po’ a notarlo: lo Starbrand è scomparso !

-Ha funzionato ! Ha funzionato ! Ha funzionato, vero !?

-Ha funzionato – risponde Powder annuendo.

-E’…voglio dire…wow…è davvero successo tutto quanto ?

-Sì – risponde Powder, alzando una mano e puntandola verso la faccia di Connell. E la mano prende fuoco.

-Che cosa significa !?

-Non possiamo permettere alla benché minima frazione dello Starbrand di sopravvivere – è la riposta dell’agente UNION.

-Stai scherzando ! E la mia vita !?

-Quale vita, Connell ? Se ti sforzi, probabilmente scoprirai di non ricordare neanche tutti i particolari. Lo Starbrand era notoriamente impreciso.

-Quindi finisce tutto così ? Lo Starbrand viene distrutto ed io ci vado di mezzo ?

-Praticamente sì.

-Ma non… Desmon !

Keith Connell guarda l’orologio: 22.13 ! Funziona di nuovo !

-Aspetta ! Ferma tutto, ho bisogno solo di un momento ! Non ho detto addio a...

Una fiammata investe il corpo di Connell, che brucia così rapidamente da non sentire dolore. Il suo corpo si riduce in cenere in meno di tre secondi, e le sue ceneri si scompongono prima in atomi e poi in particelle più elementari.

-Congratulazioni, Connell, sei appena morto per l’ennesima volta.

 

Una stanza d’ospedale. Un uomo molto vecchio ascolta il rumore delle macchine che raccolgono dati sul suo corpo stanco. Il beep del suo battito cardiaco è sempre più lento, e l’uomo non ha più voglia di lottare.

-Ciao – lo saluta qualcuno. Una voce anonima, che potrebbe appartenere ad un uomo qualsiasi di cui non si ricorda il volto.

Il vecchio lo vede, appoggiato alla parete bianca. Il visitatore potrebbe avere qualsiasi età dai venti ai cinquant’anni, non si riesce a capire.

-Ci conosciamo ? – chiede il vecchio.

-Non mi ricordo di te – risponde il visitatore – Ma ti dovevo un favore. Me ne sono ricordato.

-Eravamo amici ? – chiede il vecchio, con un filo di voce.

-Non ne sono sicuro, ma lo immagino. E’ stata una bella vita ?

-Come ?

-Ti ho dato la vita più lunga che potessi darti. La moglie che volevi, il lavoro che volevi… non ho potuto darti i figli e i nipoti che volevi, ho dovuto farteli adottare perché alla fine tu dovevi morire unico, ma ho fatto del mio meglio. Non mi offenderò se non ti è piaciuta.

-E’ stata…una bella vita… - risponde l’uomo, a malapena udibile – Grazie.

-Di cosa ?

-Di avermi dati un futuro…

-Quale futuro ? Il futuro non esiste.

-Ma tu…chi sei ?

-Desmon Logos, Life Designer di professione e dio a tempo perso. Me ne dimenticherò presto ma…grazie per essermi stato amico, Keith.

-Di nulla…ti spiace se dormo ? Sono molto stanco…

-Nessun problema.

-Ci vediamo…domani…

Il battito si ferma, e le macchine lanciano un inutile allarme. Desmon Logos apre la porta della stanza, voltandosi un’ultima volta.

-No, temo proprio di no.

 

C'era un'arma nell'universo più potente di tutte le altre. Non esisteva cosa più desiderata, temuta, amata o odiata. Fu l'unica arma ad essere più saggia dei suoi ideatori, e quando capì di essere troppo potente per convivere con l'universo si uccise.

C'era, ed è sempre esistito, lo Starbrand. L'arma in grado di sognare il mondo.

Oggi il sogno è finito.

 

La porta trasparente si apre, lasciando entrare l’uomo che slaccia il lungo cappotto. Le luci del locale sono spente, solo un paio di neon portano un po’ di luce.

Dal retro spunta una ragazza, dall’espressione visibilmente assonnata.

-Ancora lei !?

-Ci conosciamo ? – chiede Desmon Logos.

-E’ stato qui ieri, non si ricorda ? Prima ancora che aprissimo…mi ha parlato del futuro e…lei è quello che diceva di essere il dio del domani, no ?

-Sono io, anche se non ricordo di cosa sta parlando. Curioso, di solito visito i bar solo al loro primo giorno…o forse no. Non ricordo di averlo mai fatto.

L’uomo si siede tranquillamente al bancone, guardandosi attorno con calma ed attenzione.

-Ma già che sono qui, tanto vale servirmi da bere – dice distrattamente mentre analizza la sbarra di alluminio sotto il bancone.

-Cosa prende ?

-Un semplice caffè, grazie. E’ un bel posto. Io me ne intendo, quando posso vado sempre in negozi nuovi o che stanno per aprire. Ho una specie di…affinità, con le cose che devono ancora…

Desmon si ferma; la ragazza si è messa a ridere. Discretamente, ma la cosa lo incuriosisce.

-Perché sta ridendo, scusi ?

-Sta facendo le stesse identiche cose di ieri. Dice anche le stesse frasi !

-Sì ? Strano, il futuro dovrebbe essere sempre diverso da come uno se lo aspetta…

-Capisco. Ecco il suo caffè.

-Grazie.

-Allora, come ha passato la giornata ? Tutto a posto tra gli dei ? Mi aveva detto di dover incontrare qualcuno…

-L’ho trovato ? Non lo so – risponde Desmon, giocherellando con la tazzina – Ma credo di aver incontrato qualcuno che conoscevo. Un altro, non quello che cercavo… aveva un nome tipo “Power”…

-Un amico ?

-Penso di no, non me lo ricordo. Non mi era simpatico…non ricordo perché…ma avevamo gli stessi obiettivi stavolta. Aveva un impermeabile marrone.

Desmon Logos beve il suo caffè, scrutato a dovere dalla cameriera. Lei non sa decidersi se considerarlo un maniaco o un amico…

-Avevo promesso a un amico di aiutarlo in qualcosa, ma non ricordo proprio cosa…e non ho idea di chi fosse l’amico.

-Sono sicuro che le tornerà in mente, vostra divinità.

-Per carità, lasciamo stare le espressioni arcaiche, non le sopporto. Mi chiami pure Logos, Karen… Desmon Logos.

-Com’era il caffè ?

-Non male, non male – risponde meditabondo Logos, toccando distrattamente qualcosa sul tavolo – Ora, se non le dispiace…

-Un momento, è stato qui durante il giorno ?

-Non che io ricordi.

-Non ho la targhetta con il nome, e non l’avevo ieri. Come fa a sapere che mi chiamo Karen ?

-Deve avermelo detto lei, prima o poi. Grazie per il caffè ma ora posso andare…

-Ehi, a meno che lei non abbia un conto in comune con Thor, bisognerebbe pagare per consumare qui…

-…ma posso sempre pagare un’altra volta.

-…ma può sempre pagare un’altra volta. Buona giornata !

-Sì, oggi sono di buon umore, potrebbe anche esserla. Oh, faccia attenzione alla tazzina… - si ricorda mentre riallaccia il cappotto - se ci mette i fondi del caffè, leggerà la sua data di morte. Io l’ho avvisata, poi non se la prenda con me. A volte lo fanno… penso.

-Non si preoccupi, non le farò causa. Buona giornata, signor Logos.

-Sì, penso che potrebbe anche esserlo…sarò di buon umore, oggi.

Karen pulisce il bancone, notando la macchia lasciata dalla tazzina del caffè di Desmon. Avvicina la spugna per cancellare la mezzaluna disegnata dalla tazza, quando si ferma ad osservare la stella che vi è stata disegnata sopra. Sembra un po’ troppo nitida per un disegno fatto col caffè…

“Strano disegno” pensa la ragazza “Un marchio delle stelle…non ho già visto una cosa del genere ?”

Proprio mentre lo pensa, la porta del bar si apre: è di nuovo Desmon, sorridente come se fosse la prima che entra in quel locale.

-Oh, ma che razza di maleducato… non ci siamo presentati. Io sono Desmon Logos, signorina… lei ?

La cameriera sorride; per qualche ragione, trova simpatica la smemoratezza cronica del cliente invece che irritante. Le è anche molto familiare…

-Karen… Karen Connell.

-Allora arrivederci, signorina… chissà che non ci si senta ancora, in futuro.

Desmon esce dal bar, lei si rende conto di averlo fatto uscire senza farlo pagare… infine, quando cerca di ripensare a lui, non riesce a ricordare un solo particolare del suo aspetto.

“Oh, beh…immagino che mi tornerà in mente, in futuro…”

 

FINE

(?)