Anche se può non sembrare, Keith è una di quelle persone assolutamente imprevedibili che passano da un periodo di attività frenetica ed atteggiamento energico, ad un altro di autocompatimento e apatia. Sfortunatamente, l’apatia tende a durare molto più del suo opposto. Le uniche due cose a cui Keith riesce a dedicarsi con costanza in entrambi i periodi sono la palestra e le donne, con risultati visibili: un fisico da sportivo professionista ed una serie di relazioni di breve durata.

Keith Connell è un palestrato meccanico di Pittsburgh, che ha a malapena finito il liceo e che non fa altro che lamentarsi in continuazione della propria vita.

Con tutte queste premesse, potreste considerare Keith uno stupido. Potreste addurre numerose prove incontrovertibili. In effetti, secondo alcune definizioni, Keith Connel è uno stupido. Se riuscite nell’impresa di dargli la scintilla giusta, però, avrete davanti una delle persone più pericolose della storia.

Nessuno scommetterebbe un centesimo su Keith Connell. Ma, se gli è stato dato il potere assoluto, l’arma più terrificante dell’Universo… ci dev’essere un motivo più che valido. Con ogni probabilità, verrà scoperto quando scatterà la scintilla giusta. Tutto sta nel sopravvivere fino a quel giorno.

 

Starbrand

#5

Intervista con Dio

 

Pittsburg, Pennsylvania. Ore 20.17.

Keith Connell sta guardando i cibi precotti che si raffreddano sulla tavola, la testa sorretta dalla mano destra. Sente il calore dello Starbrand sulla guancia, e anche se quello che vorrebbe di più al mondo adesso è potersi fare una bella dormita per dimenticarsi della giornata assurda che ha avuto. Purtroppo, sa che non può.

Qualcuno bussa alla porta, togliendolo finalmente dal suo autocompatimento abituale. Quasi muovendosi in automatico si reca alla porta, e poco prima di aprirla si chiede come abbia fatto a sentire quei colpi così leggeri. Quando vede chi si trova davanti, però, smette di meravigliarsi.

-Buonasera, Keith.

-Desmon.

-Posso entrare ? Sta diluviando.

-Non è vero – chiarisce Keith ancora prima di controllare.

-Posso entrare ? Sta diluviando.

-Okay, vieni dentro. Tanto entreresti comunque.

-Tu dici ? Potrebbe anche essere, in effetti… - risponde il dio mentre si toglie la giacca sulla soglia.

Keith fa un paio di passi oltre la porta per esserne sicuro, ma non c’è una goccia di pioggia. Ci sono ancora le nuvole della mattina, perché non si vedono né la Luna né le stelle, ma…

-Hai visto che non piove ?

-E’ un problema ?

-Avevi detto che avrebbe piovuto stasera.

-Oh, già…me n’ero dimenticato.

Keith sente distintamente una goccia cadergli sulla testa, e alza gli occhi… per venire investito da un vero e proprio acquazzone nel giro di un attimo. Abbassa lo sguardo per fissare Desmon Logos, il dio del futuro, che da dentro la sua casa incrocia le braccia ed incurante dello sguardo incenerente di Keith dice:

-Allora, vuoi deciderti ad entrare ? Abbiamo un paio di vite da sistemare, qui.

 

Dopo aver indossato dei vestiti asciutti, Keith trova Desmon che lo aspetta seduto a tavola, con la cena ormai fredda davanti agli occhi.

-Non mangi ?

-Quella tua cosa mi ha fatto passare l’appetito.

-Quale cosa ? – domanda Desmon con sincera innocenza.

-L’orologio. Portare indietro il tempo… penso che non guarderò più l’ora in vita mia.

Prima Desmon lo guarda come se gli avesse appena detto che il cielo è verde, poi nei suoi occhi si accende qualcosa.

-Alle tredici e cinque di oggi !!!

-Uh ? Te lo ricordi !?

-Succedono cose molto strane, oggi.

-Di tutte le… Chi se ne frega se ti ricordi qualcosa o tutto quanto ! Io non c’entro niente, chiaro ? Niente ! Basta con queste scemenze, d’accordo ? Ora vai là fuori, elimini il Vecchio e quell’altro, e sparisci dalla mia vita !

-Stai calmo.

-Calmo !!! No, dico… prima mi fai perdere un’intera mattinata per andare a pranzo, poi mi fai combattere contro due tizi assurdi che abbattono palazzi e non si fanno mai male, poi fai tornare indietro il tempo e li mandi nel futuro, fino a stasera… a momenti perdo il lavoro perché, con i tuoi spostamenti temporali del cazzo, mi hai fatto fare una pausa pranzo di due ore e mezza… e dovrei stare calmo !?

-Sì.

Il palmo destro di Keith, circondato da un alone di energia, si abbatte sul tavolo che non regge al colpo e si spacca più o meno a metà, rovesciando il cibo per terra. Desmon cambia espressione ed incrocia le gambe.

-Un po’ nervoso, hn ?

Il tavolo si riforma pezzo per pezzo, rompendosi al contrario per così dire, ed il cibo scompare per lasciare spazio al nudo legno.

-E poi, chi sarebbero questi tizi di cui parli ?

Con uno sguardo di rassegnazione, Keith sposta una sedia e, più che sedersi, ci si lascia cadere sopra, appoggiando poi i gomiti sul tavolo.

-Ma che ho fatto per meritarmi una situazione del genere ? Non potevo lasciare quello stramaledetto foglio dove l’avevo trovato !?

-Se può servire… la prossima volta che un uomo ti consegna un’arma assoluta proveniente da un altro multiverso disegnata su un foglietto di carta, ti prometto che non te lo lascio tenere.

-Davvero non ho la testa per una cosa del genere dopo un giorno come questo… - si lagna Keith appoggiando la faccia sul tavolo.

-A questo si può rimediare…ecco. Dieci ore di sonno.

Basta che un dito sfiori il braccio di Keith, e questi scatta in piedi dalla sedia, come se avesse preso una scossa. Istintivamente guarda lo Starbrand tatuato sulla mano destra.

-No, quello non c’entra niente stavolta. Sarà anche il dominio della mente sulla materia, ma adesso almeno è una mente sveglia.

-E’ davvero…wow…non hai…

-No, è ancora la stessa ora. Però se vuoi posso…

-Incredibile. Mi…mi sento quasi un altro.

-Non farla tanto lunga adesso, hai solo dormito. Speravo avrei saputo che effetto fa dormire…almeno credo…

-Tu non dormi ?

-Non lo so, non credo. Forse.

Per una qualche oscura ragione… forse dieci ore di sonno, forse tutto lo stress accumulato durante il giorno, o forse la scintilla giusta… ora, mentre prende posto a tavola davanti a un dio, Keith si sente perfettamente a suo agio in questa situazione. E a questo punto, molti perderebbero una certa scommessa.

-Ma tu che cosa sei ?

 

-Desmon Logos, il Dio del-

-Me l’hai già detto.

-Sicuro ? Non mi sembra di ricordare che…

-Voglio sapere tutto, Desmon, adesso. Smettila di giocare con me. Tanto per cominciare… perché mi sento così ?

-Odissea.

-Come ?

-Nell’Odissea, Atena parteggiava per Ulisse e lo rendeva più forte, bello e coraggioso nei momenti in cui ne aveva più bisogno. Ora, la situazione è un po’ diversa, ma io sono un dio e mi serve qualcuno. Hai un gran potenziale, Connell, e te lo dice il DIO delle cose potenziali. E ora mi servivi…insomma…così.

-Non ricordi neanche cosa hai fatto cinque minuti fa e adesso citi l’Odissea ? – dice Keith con tono sospetto.

-Conoscevo una persona veramente fissata con la mitologia classica. Ricordo le sue parole ma non chi le diceva… non ricordo quando e dove le ho sentite, non ricordo neanche se era la voce di un uomo o di una donna. Ti rendi… ti puoi rendere conto di cosa significhi !?

-Certo che hai una strana amnesia…

-E’ molto peggio di un’amnesia. Dimentico in continuazione. Non puoi neanche immaginare quanta fatica mi costi ricordare la mia ultima frase per poter fare un discorso…

-L’effetto si nota. Non divagare e rispondi. Cosa sei ?

Il dio mette una mano in tasca e, con un gesto rapido ma deciso, appoggia sul tavolo un biglietto da visita e un Post-It stropicciato e strappato.

-Cos’è ? – chiede Keith sbirciando con cautela.

-Sono io. Hai davanti tutto quasi tutto quello che so di me.

Il biglietto è lo stesso che gli aveva consegnato durante il loro primo incontro: “Desmon Logos-Life Designer”. Il foglietto, invece, contiene una sola parola scritta apparentemente a macchina: “Ricordami”.

-Quindi, vedi quanto è naturale che ci si sia incontrati ? Entrambe le nostre vite sono dettate da fogli di carta.

-Li hai scritti tu ?

-No. Li ho solo trovati nelle mie tasche. Il biglietto da visita questa mattina all’alba… il foglietto al tramonto. Non li avevo mai visti prima.

-Ma mi hai dato il biglietto una settimana fa.

-Iniziavo a sospettarlo. Ho pensato…a qualche spiegazione… cioè, prima o poi lo farò. C’è un modo per scoprire il passato anche se non lo si ricorda, e nessuno ne sa niente ? Non ho pensato ad altro, ma credo di sì.

-Aspetta. Da quando ti conosco…ogni cosa che mi hai detto mi si è ritorta contro.

-Può darsi che non abbia più un’occasione per parlare con te in questo modo, Connell. Non so se è l’influenza dello Starbrand o mi hai semplicemente fatto la domanda giusta, ma è così. Tra meno di due ore affronteremo due autentici mostri. Se sopravviviamo… giuro sulla mia divinità che non mi vedrai mai più.

-E lo Starbrand ?

-Non penso di averci a che fare, ma…se scoprirò la verità su di me…giuro anche che farò il possibile per togliertelo.

Keith fa un lungo respiro, guardandosi intorno con la bruciante sensazione di avere appena iniziato una partita di poker di cui non capisce le regole. Tra mezz’ora sarà convinto che questa conversazione sia stata la peggiore decisione della sua vita. Ora, Keith si sente pronto a sfidare il mondo.

-D’accordo.

 

Desmon sposta leggermente indietro la sedia e fissa un punto a caso del soffitto. Non sposterà lo sguardo e non sarà interrotto per tutto il discorso.

-A parte vaghe sensazioni come l’aver avuto un amico che parlava di mitologia, non ricordo assolutamente niente prima del giorno in cui ci siamo incontrati, Keith. Non ho nessun indizio per quello che sto per dirti, ma noi ci basiamo sull’immaginazione, le sensazioni. Viviamo nel substrato della realtà, dando ordini al sistema operativo dell’universo, le idee. Quindi se penso di leggere il mio nome ogni mattina ed una nota da una persona cara ogni sera, io so che questo è reale, altrimenti non lo avrei pensato. So che ci sono tre maledizioni che pendono sulla mia testa: non ho nessun indizio, non ho nessun ricordo, non so da dove vengano, ma so che ci sono. Prima maledizione, non ricordo niente del passato. Seconda maledizione, non posso decidere il futuro. Terza maledizione, non ricordo il mio vero nome. No, non interrompermi, so che non hai capito. E’, in realtà, molto semplice. Lasciami esporre il mio ragionamento, perché non so per quanto potrò ricordarlo.

Ora, immagina che queste maledizioni mi siano state imposte con la forza da qualcuno. E’ una strategia perfetta: il nemico non si ricorderà di te, non potrà decidere di scoprire la verità, e non avrà accesso al suo potere. Quindi, c’è un nemico. Hai capito su cosa ci basiamo, vero ? Siamo arrivati fino a qui con l’immaginazione, l’unica cosa che non si può controllare, l’unica vera arma. Se ci mettiamo ad analizzare il tutto, svanirà come un sogno. Continuiamo il nostro ragionamento, finché la mia mente può funzionare così. Se la maledizione mi impedisce di ricordare ma ora ricordo, un qualcosa la sta indebolendo. Quel qualcosa può essere solo lo Starbrand, perché i miei ricordi iniziano da te. Vedi come le maledizioni iniziano a scomparire, sotto l’influenza dell’immaginazione ? Ricordo delle cose, prendo delle decisioni…forse potrei anche arrivare a ricordare il mio vero nome. Finché indosso il nome che ho ora, non sarò mai neanche lontanamente in grado di respingerli. Loro hanno ancora i loro nomi, sicuramente-

Mentre parla, Desmon sembra sempre più affaticato, e sulla sua fronte si stanno formando delle gocce di sudore

-Cosa c’entro io ? E il Vecchio ?

-Credo che il Vecchio mi abbia incontrato, in passato… o forse l’ha fatto l’altro, non lo so. Mi hanno dato un ultimatum; devo distruggere lo Starbrand distruggeranno il mondo. Ma non penso che possa essere veramente distrutto. Non posso esserne sicuro, perché le vostre vite non si basano solo sulle idee, come la mia, ma forse il Vecchio si era ucciso per evitare che il disegno finisse nelle mani di questa gente, gli stessi che mi hanno maledetto, chiunque siano. Visto che c’è l’ultimatum, perché attaccarci ? Volevano fermare il Vecchio per avere il disegno, non noi.

-Allora cosa dobbiamo fare ?

-Non lo so… ma il Vecchio deve sopravvivere o non sapremo mai cosa c’è dietro a tutto questo… Ricapitolando: sono venuto da te per riavere la mia memoria, ma loro vogliono impedire che io ricordi e per impedirmelo si riprenderanno il disegno. Non devono assolutamente farlo… non so perché, ma non ci possiamo fidare di loro.

-Okay, ma perché io ? Perché ho io lo Starbrand ? Da dove vengono il sogno, il Vecchio, l’altro tizio col mio nome…

-Sto per dimenticare tutto… speravo che con Powder fuori gioco non potessero fermarmi, ma… loro sono ovunque.

-Non mi importa niente di tutto quello che hai detto !!! – urla Keith afferrando il dio per le spalle e scuotendolo – Rivoglio la mia vita ! Rispondimi !!!

-So solo che il Vecchio è rinato…dal dolore causato dal tuo predecessore…hai più sentito le voci che ti assillavano il primo giorno ? No ? E’ tornato usando loro, attraverso le idee…è più resistente di quanto potessimo immaginare… non so altro, ma ho una teoria…

-Qual è !? Aspetta, non dimenticarlo !

-Secondo me…tu sei Dio.

-COSA !?!?

-Io…non so, ho detto qualcosa ? Devo essermi distratto…

 

Keith si alza in piedi e inizia a camminare nervosamente, passandosi una mano tra i capelli. Logos è un pazzo lunatico, d’accordo, ma non è del tutto sicuro di aver parlato con lui, o meglio non con il Logos che conosce.

-Desmon ? – domanda con incertezza, vedendo che il dio è di nuovo perso con lo sguardo nel vuoto.

-Che c’è ?

-Sono Dio ?

-Se lo sei, posso farti avere degli stupendi biglietti da visita.

-Non prendermi in giro ! Cosa volevi dire ?

-Cosa volevo dire quando ?

-Quando hai detto che secondo te sono Dio.

-Mai detto. Almeno, non credo, anche se potrei farlo volendo.

-Immagina di avermelo appena detto – incalza Keith racimolando tutta la pazienza che riesce a trovare.

-Cosa ?

-Che sono Dio.

-Okay, l’ho immaginato.

-E quindi…?

-Quindi ti interessano dei biglietti da visita ?

-Non sto scherzando.

-Ma neanche io. Mi diverto a farli. Almeno credo, non so se li ho mai fatti.

-Desmon ?

-Sì ?

-Non fa niente.

-Come vuoi. Però, se ti servono dei biglietti da visita, io sono sempre disponibile.

-Grazie, Desmon. Sei un vero amico. Che ore sono ?

-Ma non hai un orologio ?

-Guardarlo mi ricorda il tuo trucchetto.

-Quale trucchetto !?

-Dimmi che ore sono e basta.

-20.47.

-Abbiamo poco più di un’ora, quindi. 22.10…

Posa lo sguardo sull’orologio appeso al muro, quello guasto che segna sempre mezzogiorno e cinque. Dopo aver riflettuto per un attimo, si avvicina al muro. Si alza in punta di piedi, ma non è abbastanza. I suoi piedi si sollevano da terra, lentamente, e a mezz’aria fa ruotare manualmente le lancette fino a quando indicano le 22.10.

-Hhhmm.

-Mi dispiace, ma ci vuole molta pratica per spostare il tempo.

-Che ore erano quando li hai spostati in avanti ?

-13.50.

Keith cambia ancora l’ora. Le lancette sono nella stessa posizione di prima, ma invertite.

-Incredibile.

-Vero ? Adoro quell’ora.

-Non è la stessa ora che fanno tutti gli orologi nelle pubblicità ? L’ho sentito da qualche parte. Segnano tutti le 10.10.

-Oh, sicuro. Non starebbe dappertutto se non mi piacesse.

-Ti scongiuro, dimmi che stai scherzando.

-Riguardo cosa ?

 

Keith scende di nuovo a terra. La carica di entusiasmo portata dalle dieci ore di sonno non basta più a renderlo ottimista. Per qualche minuto resta fermo a guardare fuori dalla finestra; poi, Desmon si alza di scatto.

-Su. Muoviamoci. Hai dei guanti da moto ?

-Come ? Sì, certo – risponde Keith, non più innervosito dalle stranezze dell’amico.

-Mi serve quello destro. Ora.

-Okay…come mai ?

-Devo salvare il mondo.

-Da quei due ?

-No. Da te.

-Okay.

Mentre Keith va a cercare i guanti, messi chissà dove dato che la moto è ancora da riparare e non ha avuto occasione di usarli, Desmon chiude gli occhi, abbassa leggermente il capo ed incrocia le dita delle mani, come se stesse pregando.

Senza dire niente, Keith gli passa il guanto. Desmon lo fissa per qualche secondo, slacciando il bottone automatico sul polsino (il guanto è abbastanza lungo, arrivando quasi a un quarto dell’avambraccio).

-Ascolta. Il trucco è che, prima o poi, imparerai a usare lo Starbrand. O anche se non lo farai, comunque potresti. Tieni sempre a mente che lo Starbrand non è più onnipotente, ma può fare praticamente qualunque cosa tu riesca a pensare, se ci credi abbastanza. Chiaro ?

-Se fosse vero, non mi troverei in questa situazione, perché non ho fatto altro che sperare di potermici solo divertire con quel tatuaggio – risponde Keith con tono scanzonato, ma stranamente Desmon è meno distratto del solito e risponde con un tono ancora più serio del precedente.

-Ci sono dei limiti, chiaramente; delle cose che lo Starbrand non vuole e non può fare, perché non è stato ricreato per quello. Il punto è…che può fare tutto quello che ti serve. O comunque potrà. Sto per utilizzare tutto il mio potere per creare un legame tra questo guanto e la conoscenza che acquisirai. Con questo guanto, saprai istintivamente come utilizzare il potere. Oh, non ti basterà per sapere cosa farci, ma ti dirà il come. Il problema è che, per farlo, un po’ della mia energia uscirà e ci porterà vicinissimi alle 22.10, quindi non avrai il tempo di allenarti ad usarlo.

-E come mai non me lo hai dato prima, allora ?

-Perché ci ho pensato solo adesso. Ci stai ?

-Che alternative ho ? Devo per forza combattere quei due ? Mi uccideranno ?

-Credo che gli interessi unicamente il disegno.

-Però credi che salvare il Vecchio sia essenziale.

-Quando mai l’ho detto ?

-Prima.

-Ah. Non me lo ricordavo. Può darsi, comunque.

-In ogni caso, qualcuno distruggerà lo Starbrand la Terra per mantenere intatto un certo segreto…che tu conoscevi ma non puoi ricordare, ma il Vecchio sì ?

-Non ti seguo…ho detto qualcosa in proposito, vero ?

-Hai detto abbastanza. Finiamo tutto quanto. Fai quello che devi fare.

-Sta indietro.

Keith fa un passo indietro e Desmon un ampio respiro. Quando lo rilascia, Keith deve coprirsi gli occhi col braccio per l’assurda quantità di luce gli si para davanti. Accende istintivamente il potere dello Starbrand, anche se al minimo dato che sa di non correre rischi…è solo Desmon.

Un’altra luce lo investe, però, facendolo rannicchiare leggermente con le mani sopra la testa. Non sente il calore, ma sa che è stato appena colpito. Per prima cosa si accorge di essere a mezz’aria, sopra un buco circolare nel pavimento… poi gli cadono addosso dei calcinacci, che sposta con una mano come se fossero gocce di pioggia.

Vede chiaramente la scarica successiva abbattersi sul tavolo; dei raggi di luce provenienti dall’altro, che penetrano come un maglio nella casa. Rimane bloccato a guardare altri raggi scendere continuamente, distruggendo ogni cosa. Desmon è ancora intento a modificare il guanto. Con un gesto fulmineo, Keith gli si lancia contro ed entrambi cadono sul pavimento, evitando un’altra scarica.

-Ecco. Ho fatto, scusa se ci ho messo del tempo.

Desmon gli passa il guanto, ma Keith non fa in tempo ad indossarlo perché deve proteggersi dal tetto che sta crollando. Il rumore è assordante, ma oltre a quello non sente nulla. Vola verso l’alto, uscendo dalle macerie con il guanto ancora stretto in mano.

Fuori lo aspetta un uomo con una giacca marrone, ai cui piedi c’è il Vecchio, pieno di bruciature. Per prima cosa, Keith controlla l’ora: 22.11.

-Dunque, signor Connell… dov’è Desmon Logos ? Abbiamo un conto in sospeso, noi due.

-Spiacente, ma non controllo io i suoi movimenti – gli risponde Keith, cercando mantenere la propria voce il meno spaventata possibile. Vedendo il sorrisetto di Powder e la scintilla nei suoi occhi, infila immediatamente il guanto, e porta al massimo il suo potere.

-Vediamo di fare in fretta. Devo lavorare, domani.

 

CONTINUA…