Buffo quanto possa volerci per ricordare il passato. Sono qui a rimuginare su come sono arrivato ad essere in questa situazione assurda da almeno un’ora…

Non che abbia guardato l’orologio; è al polso, ma non provo neanche a leggere l’ora. Ho davvero dei brutti ricordi in proposito. C’è una storia in proposito, una piccola storiella un po’ complicata ma, dopotutto, divertente.

 

#4 - Il vecchio e l’orologio

 

Due settimane prima

 

Una cafeteria di Pittsburgh, alle 13.02.

-Che…che cosa ha detto ?

Keith Connell guarda con stupore il vecchio che gli ha inchiodato la mano sul tavolo. La mano del vecchio è grossa e nodosa, e la pelle sembra avere mille anni, ma il fisico sembra più quello di un lottatore di wrestling che di un ottantenne. Un esame più attento di quello che è in grado di fare metterebbe in risalto la totale assenza di impronte digitali.

-Resta seduto, o raderò al suolo questa città.

-Eheh…s-senta, se vuole posso darle qualche spicciolo, ma vado veramente di fretta…

-Non trattarmi come uno stupido. So tutto di te e dello Starbrand, so più cose di questo mondo di quante tu possa sognare di conoscere. Siediti.

Keith si siede, quasi oppresso dalla colossale sensazione di deja vu. Dove ha già visto quel volto, quella barba bianca ?

-Il sogno…tu eri nel mio sogno !

-Io sono il tuo sogno, Connell. Sei stato tu a riportarmi indietro, con i tuoi sogni. Io sono la disperazione creata dalla morte di centinaia di migliaia di individui, sono il passato che si rifiuta di essere dimenticato, sono tutto ciò che tu hai paura di essere. Io sono il Vecchio.

-Le porto qualcosa ? – domanda la cameriera, il bloc notes sul grembo.

-Un po’ di torta di mele, grazie.

-Arriva subito.

-Non so chi o cosa sei – interviene Connell appena la ragazza si è allontanata – ma non voglio averci niente a che fare, chiaro ?

-Credi davvero che un potere come il nostro possa passare inosservato ?

-“Nostro”…ora ricordo, nel sogno eri tu a dare lo Starbrand a quel Ken.

-Ho sbagliato tutto. Ho lasciato che quello stupido tenesse il potere, e rovinasse tutto…lui e quel maledetto “Bambino Stellare”. Ma neanche quello è bastato per cancellare per sempre lo Starbrand. Se non altro loro e tutto quell’universo sono scomparsi per sempre.

-Ascolta, io non ci sto capendo niente in questa faccenda…i sogni, il dio, tutto quanto…non mi interessa, va bene ? Tenete per voi i vostri misteri, non potrebbe importarmene di meno. Anche perché posso sollevare le montagne, pare, e se non la piantate di rompermi le scatole dovrò diventare cattivo.

Sotto la spessa barba bianca, il Vecchio sorride. I suoi occhietti veloci risplendono di una luce sinistra.

-Sei più furbo degli altri Connell. E più incosciente, se possibile.

-Non sei tu Connell ? Nel sogno, eravate tutti e tre la stessa persona…

-Non farti ingannare da quella storia. Serviva solo per chiudere il cerchio, ma non ha funzionato…avrei dovuto occuparmene io, invece di lasciarlo al bambino. Ora il triangolo è stato ricreato, per colpa tua. Avevamo salvato l’universo…ora, per colpa tua, dovrà morire nuovamente.

-Ma riesci a dire due parole di fila senza riferirti a qualcos’altro !? Sei quasi peggio di Desmon ! Io non so chi sei, non so perché ti ho sognato, e soprattutto non so perché dovrebbe interessarmi!

-Perché hai preso quel maledetto pezzo di carta e ci hai sognati vivi. Ora, che Dio salvi le nostre anime corrotte… arriveranno a seppellire di nuovo tutto quanto nel passato.

-Chi arriverà ? Se vuoi dirmi qualcosa, dilla senza tanti giri di parole !

-Io conosco un segreto, Connell, che può far tremare le porte del cielo. Solo tre persone in tutto l’universo conosciuto ricordano, e sono gli esseri più pericolosi che siano mai esistiti. E’ un segreto così indicibile che mi sono lasciato uccidere pur di non rivelarlo. Non so che fine abbiano fatto gli altri, ma questo è un triangolo che non deve più esistere. E mi ucciderò ancora per evitare che sia rivelato. E…ucciderò anche te, oggi.

 

A pochi metri di distanza, davanti a un telefono ancora a gettoni, Desmon Logos ha la sensazione che qualcosa non vada. Ricorda il numero e ricorda il messaggio – è forse l’unica cosa che riesce a ricordare – ma oggi non chiamerà nessuno.

-Metti giù quel telefono, Desmon. Ora.

Desmon si gira, vedendo un uomo con una giacca marrone ed uno sguardo adirato.

-Ci conosciamo ?

-Oh, ci siamo incontrati un paio di volte. La tua memoria non è molto affidabile di questi tempi, eh ?

-Pare di no. Posso fare la mia telefonata, adesso ? E’ molto importante, credo.

-No, non puoi fare la tua stupida telefonata.

-Perché ?

-Perché se lo fai, per il tuo cervello passerà tanta energia elettrica da illuminare la Pennsylvania per i prossimi cinquant’anni.

-Quindi posso telefonare.

-Credi che noi non sappiamo che hai fatto quella stupida telefonata tutti i giorni negli ultimi sei mesi ?

-“Noi” chi ?

Il cellulare suona. Powder lo prende con calma dalla tasca della giacca, lasciando che suoni il più a lungo possibile, e sorride.

-Powder. Sì, è qui. E’ per te – dice porgendo il telefonino al dio del futuro, che fissa incuriosito i tasti su cui al posto dei numeri ci sono degli strani simboli rossi. Quello al posto del 5, raffigurante un triangolo rosso, è illuminato.

-Pronto ?

Signor Logos ? – la voce all’altro capo è distorta, profonda e rauca. Irriconoscibile.

-Ma chi parla ?

Io conosco lei, ma lei non conosce me. Non le è necessario sapere altro.

-Io conosco tutti quelli che mi conoscono.

Mi ascolti attentamente, signor Logos…

-Se mi conosce, perché mi dà del lei ? Tutti quelli che mi conoscono mi danno del tu.

Signor Logos, forse lei non ha ben compreso con chi ha a che fare.

-E’ esattamente quello che stavo dicendo !!!

Lei sta facendo un gioco molto, molto pericoloso, signor Logos. Si sta facendo dei nemici potenti. In virtù della nostra passata collaborazione, ho deciso di darle la possibilità di abbandonare la partita, se capisce cosa intendo.

-No, non ho la minima idea di cosa stia parlando.

Questo significa che lei vivrà, signor Logos. Le dirò cosa deve fare… ci consegni il cristallo e il disegno, e non torceremo un capello né a lei né al ragazzo.

-Io non ho nessun cristallo e nessun disegno, e non ne ho mai sentito parlare !!!

Ha due settimane esatte di tempo, signor Logos, a partire da ora. Allo scadere dell’ultimatum, se non ci avrà consegnato ciò che ci appartiene, darò ordine al mio Capo Operazioni di sterminare la popolazione locale e di cancellare ogni segno della loro esistenza. Possiamo raccogliere quello che ci serve dalle rovine, se non ci lascerà altra scelta.

-Cos’è che dovrei consegnare a questo Capo Operazioni, chiunque sia ?

Le è proprio davanti, signor Logos. Le considero di non sottovalutare il signor Powder. Nonostante l’inesperienza, si è dimostrato pieno di risorse.

A conferma di quanto detto, Powder sfodera un sorrisetto degno del peggior serial killer.

-E poi dicono che io mi dimentico le cose. Cosa devo consegnare a questo Powder ?

Non mi prenda in giro, signor Logos. Lo sa cosa accade a quelli che ci danno fastidio.

-No, non lo so. Non so neanche chi siete.

Come ho già detto, non le è necessario sapere altro. Non tenti cose strane, il mio Capo Operazioni vi terrà d’occhio. Oh, un’ultima cosa… in queste due settimane non si faccia troppi amici, signor Logos, mi raccomando…non vorrei che le si spezzasse il cuore. Quattro maledizioni sarebbero troppe anche per un dio, non le pare ?

-Cosa vuol dire ? Cosa ne sa lei delle mie maledizioni ? Pronto ? Pronto !?

Powder si riprende il cellulare, lo richiude e lo ripone nella tasca interna della giacca.

-E’ raro che il capo si faccia passare qualcuno, sai ? Generalmente non si sporca tanto le mani.

-Ma chi era ?

 

Fino ad oggi, l’Agente Speciale Simmons credeva che i telefoni a gettoni fossero pressoché estinti. Ha perso un sacco di tempo a trovarne uno davanti alla cafeteria in cui è entrato l’uomo che ha seguito, per non parlare del tempo necessario a trovare le monetine.

-Andiamo, rispondi… - mormora per incitare il telefono, ed è sul punto di mordersi un labbro quando ascolta la voce femminile.

-Agente Clytemnestra Corday, Federal Bureau of Superhuman Affairs, distaccamento di Newark. Desidera ?

-Cly ? Sono Simmons.

-Se non avessi l’analisi del tuo timbro di voce sullo schermo non ci crederei. Che fine ha fatto il cellulare ?

-Scarico.

-Ma se ha una carica da 72 ore !

-Credo sia stato il nostro uomo. Si è accorto che lo seguivo, mi ha guardato e l’attimo dopo non aveva più un briciolo di energia. Ascolta…sai già dove mi trovo, quindi collegati al rivelatore portatile e dammi una lettura, su fino al Potere Cosmico.

-Sto immettendo i dati…c’è qualche problema ? Ti sento malissimo…

-Ho linea rossa su tutto lo spettro, e non riesco a circoscrivere il campo d’azione. Me lo confermi ?

-Aspetta…cavolo, sì. Mi sa che ne abbiamo pescato uno bello grosso stavolta, è roba da pezzi da novanta questa.

-Manda tutto in amministrazione e fammi avere un mandato di blocco; dobbiamo circoscrivere la zona finché siamo in tempo.

-Gli sto già mandando tutti i… ma che cazzo!?

-Cly ? Pronto ? Che è successo ?

-La schermata è scomparsa ! Lo schermo è diventato nero con un triangolo rosso, e si è cancellato tutto ! Dio, fa che non sia un altro virus dell’Hydra

-Non penso che c’entri l’Hydra, Cly… e mi sa tanto che abbiamo a che fare con qualcuno di completamente diverso da Dio.

 

Pochi secondi alle 13.05, l’ora decisiva. Vi è mai sembrato che un intero minuto contenesse più eventi di una giornata ?

In quel momento, Keith Connell non sta pensando esattamente a cose del genere. Pensa alla sua pausa pranzo scaduta, al sogno, al fatto che sarebbe bello potersi divertire un po’ con i suoi poteri e dare un sonoro calcio nel didietro al Vecchio, e pensa di voler uccidere Desmon Logos perché tutta questa faccenda ha l’aria di essere colpa sua. Non pensa certo a quanto poco manchi alle 13.05 precise.

-Tu…mi ucciderai.

-Sì. O la morte o il suicidio.

-Gran bella scelta.

Il Vecchio sta per replicare, ma un rumore proveniente dal retro lo distrae. Qualcosa viene sbattuto violentemente contro un muro, e si sentono delle voci. Una cameriera sta per andare a controllare, mentre si solleva il vociare dei clienti. Infine, quando sta per aprire la porta che conduce sull’origine dei rumori, la ragazza si deve spostare velocemente perché un corpo viene spedito con la forza attraverso la suddetta porta, facendo un ulteriore volo di qualche metro ed atterrando su un tavolino. Desmon Logos, divinamente messo k-o, si rialza illeso massaggiandosi la mascella.

-Però…ha ancora un destro niente male, chiunque sia…

Diversi tra i presenti si alzano in piedi, tra cui Connell e il Vecchio. Quest’ultimo è più veloce di tutti ed afferra Desmon per la camicia, sollevandolo da terra.

-Cosa ci fai tu qui !? – urla con voce gutturale – Dovresti essere morto !

-Con… con chi…ho il piacere di parlare ? – domanda Desmon a fatica.

-Vecchio ! Lascialo andare !

Keith si meraviglia delle proprie parole, ma gli piace pensare che le avrebbe dette anche se non fosse stato coinvolto personalmente… anche se in un modo molto strano. Il calore dello Starbrand che inonda il suo corpo è comunque un ottimo aiuto per la sua sicurezza.

-Fatti da parte, ragazzino. Questa è una questione privata.

-Bene bene bene… - si aggiunge un’ulteriore voce, appartenente a un uomo in giacca marrone che calpesta incurante la porta scardinata, mettendosi a posto il colletto. Il Vecchio lascia andare Desmon, e Keith sente un brivido lungo la schiena. Quest’ultimo uomo è diverso. Ogni centimetro della sua pelle grida “morte”.

Prende in mano un boccale vuoto dal tavolo più vicino, e poi fissa il Vecchio.

-Cos’è, restare morti costava troppa fatica ?

Il colossale pugno del Vecchio si staglia contro una specie di muro luminescente a un metro dalla faccia di Powder, che con un’espressione totalmente disinteressata indica la cameriera che gli sta di fianco. La sua testa esplode con un rumore secco, facendo scattare urla di puro terrore nei clienti.

Powder afferra il braccio del Vecchio e con una naturalezza incredibile lo solleva e lo lancia alle proprie spalle come se non pesasse niente.

Keith è pietrificato, e si è istintivamente appoggiato al muro. E’ un miracolo che non l’abbia abbattuto, data la forza con cui vi aderisce. Quando Powder lo fissa, con i suoi orribili occhi blu fosforescente, spalancati, una vistosa goccia di sudore gli attraversa la fronte, e neanche si accorge di essersela appena fatta addosso.

-Il famoso signor Connell, presumo ? Bel tatuaggio.

Il muro inizia a scricchiolare, ma non ha più nessuna importanza: sono le 13.05.

L’intero locale esplode emettendo un boato allucinante, spargendo ai quattro venti macerie e corpi, senza lasciare niente sopra i cinque centimetri di spessore.

La polvere si sparge su mezza Pittsburgh, e si alza una colossale colonna di fumo grigio che brucia i polmoni. Passano quindici secondi di silenzio assoluto, poi dal fumo esce un uomo che si toglie un po’ di macerie dalla giacca.

Senza alcun motivo, un fulmine cade dal cielo e riempie fino all’orlo il boccale, da cui Powder beve avidamente mentre piccole scariche gli attraversano la gola.

-Fatto. Un lavoretto pulito e anonimo, come piacciono a me.

 

Keith Connell si sente soffocare. Per quanto annaspi e cerchi di farsi largo tra le macerie, non c’è aria. E’ solo ed indifeso, adesso. Vorrebbe sentire ancora il calore dello Starbrand, solo un po’, solo una goccia di potere. E’ tutto lì, a portata di mano (anzi, sulla mano), e l’unica semplicissima cosa da fare è concentrarsi.

Provate voi a concentrarvi quando siete 1)senz’aria, 2)bagnati di sudore dalla testa ai piedi, 3)bagnati in un punto ben preciso e non proprio eroico, 4)ricoperti di tagli su mani e braccia, ed anche 5)in preda al panico.

I polmoni sono in fiamme, e la vista starebbe già per appannarsi se ci fosse qualcosa da vedere. Sente però di aver afferrato qualcosa con la mano… potrebbe essere qualcosa a cui appoggiarsi per fare leva e risalire ? Questo pensiero gli dona la lucidità per un prezioso secondo, fino a quando non capisce cosa sta toccando. Carne. Umana, tranciata di netto. Quello che era stato un braccio.

L’Agente Speciale Simmons si solleva a fatica, fondamentalmente illeso e straordinariamente fortunato. L’esplosione non ha coinvolto la cabina in cui si trovava, e può ritenersi appunto molto fortunato se è semplicemente svenuto per l’onda d’urto.

Gli occhiali sono a pezzi, ma ci vede abbastanza bene da distinguere chiaramente il gigantesco ammasso di macerie che era stato un locale, ed intravedere l’uomo in piedi su ciò che è rimasto. Nonché la forza tremenda che solleva una quantità spaventosa di detriti e polvere, alzandosi in cielo quasi più veloce dell’occhio.

Keith Connell fa il più ampio respiro della sua vita, riempiendosi i polmoni quasi fino a scoppiare, per poi espellere l’aria mentre con una mano si toglie dalla fronte i lunghi capelli biondi. L’adrenalina è alle stelle, ed il loro marchio brilla più del sole.

Urlando come un pazzo si precipita verso Powder, che sta buttando sulle macerie il boccale. L’Agente Speciale Simmons quasi cade a terra di nuovo quando Connell colpisce un muro invisibile, emettendo un assordante DOOOM, e ricadendo poi sulle macerie.

-Sembra che dovrò fare un po’ di straordinari questa volta.

Connell si alza sgraziatamente e dà un pugno a Powder…o almeno ci prova, perché questi gli afferra il polso e lo blocca in una presa titanica. Connell sente nuovamente il respiro che inizia a mancare, ma si rallegra quando due mani gigantesche stringono il cranio di Powder, urlando:

-Solo io posso spezzare il triangolo !!!

In tutta risposta, un fulmine colpisce il Vecchio alla schiena, continuando la scarica finché il titano non è a terra. Powder lascia il polso di Connell, che osserva gli altri due prepararsi ad uno scontro.

-Non è stata affatto una cosa carina – esordisce Desmon Logos, apparso da chissà dove da un secondo all’altro, in mezzo ai due contendenti. Tende le braccia verso di loro, in direzioni opposte, e solleva gli indici come a dire “Un attimo”.

Powder e il Vecchio rimangono immobilizzati, mentre Desmon si massaggia il collo. Appare stanco quanto Connell, ma assume subito un’espressione risoluta.

-Ti fidi di me ?

-Sì – biascica Connell, assolutamente non in condizione di fare un discorso complesso sulle relazioni interpersonali tra uomini e dei.

-Guarda l’orologio. Non smettere di guardarlo finché non te lo dico, e non alzare gli occhi per nessun motivo al mondo. Non guardare nient’altro, neanche di sfuggita, tantomeno me. Chiaro ?

-Chiaro – risponde guardando l’orologio, miracolosamente (per merito di chi ?) intatto. Segna le 13.09 e 54 secondi.

I dubbi iniziano a prendere il posto del panico quando il 54 lascia il posto al 55, e Connell sente il proprio battito accelerare a 56. Vorrebbe solamente essere a casa e dimenticare tutto questo, a 55.

Cinquantacinque !?

*13.09 e 54”.

*13.09 e 53”.

*13.09 e 43”.

*13.09 e 13”.

-Desmon…!? – domanda iniziando ad alzare gli occhi dal suo polso tremante.

-Guarda l’orologio, Connell !!!

In stato confusionale, l’Agente Speciale Simmons sente il grido, e stringendo gli occhi per vedere senza occhiali vede le lancette procedere al contrario. Le orbite rimangono fisse, ed i muscoli non ne vogliono sapere di muoversi. Tutto è fermo, e tutto tace.

Desmon Logos, il dio del futuro, alza le braccia al cielo. Chiude gli occhi e stringe i denti. Una vena sulla fronte si ingrossa.

*13.08 e 13”.

Powder e il Vecchio scompaiono.

*13.07 e 13”.

Connell e Simmons diventano trasparenti e assolutamente immobili.

*13.06 e 13”.

La polvere scende a terra, i frammenti si fondono al contrario per ricreare mura e tavoli, i vetri si riformano.

*13.05 e 13”.

Mattone per mattone, la cafeteria riprende vita come un gigantesco puzzle 3-D. Il boccale torna al suo posto, le nuvole del fulmine scompaiono.

*13.05 e zero secondi.

Powder torna sui suoi passi, il vecchio esce dal locale camminando all’indietro, il pranzo ricompare integro nella cucina.

*13.05 e zero secondi.

Connell e Logos scompaiono dal locale, Simmons rimette il cellulare scarico nella tasca.

*13.05 e zero secondi.

Desmon Logos asciuga il sudore sulla fronte con la mano sinistra. Con la destra tiene sollevati indice e pollice, come a tenere in mano qualcosa di estremamente piccolo, e ruota il polso.

*13.50 e zero secondi.

-Ora puoi guardare.

*13.50 e un secondo.

Le cifre continuano ad essere scandite ad una ad una. Le lancette formano una V perfetta che per un istante si illumina di rosso. Desmon tira un sospiro di sollievo.

Connell e Simmons sbattono più volte le palpebre: si trovano davanti la cafeteria ancora intatta, senza nessuna traccia del Vecchio e di Powder. Entrambi sono illesi, i loro abiti sono intatti, e confusi oltre ogni immaginazione.

 

Keith Connell agita confusamente le braccia, indicando genericamente quello che lo circonda.

-Come…come…

-Sono veramente esausto – commenta Desmon, barcollando leggermente ed asciugando il sudore con un fazzoletto.

-Dove sono finiti gli altri !?

-22.10. Non sono riuscito a fare di meglio.

-Che vuol dire ? Cosa…chi era quel tizio !?

-Non lo so, ma sembra che mi conoscesse. Anche il Vecchio sapeva chi sono. Mentre non lo so nemmeno io. Non ha…non ha senso, ecco.

-Non ha senso ? Non ha senso !?!? Desmon, cosa ha senso in quello che è successo oggi !?

-Vorrei proprio saperlo. Ne so quanto te, davvero. E’ tutto così assurdo… come fa qualcuno a sapere chi sono ? Chi era l’uomo al telefono ? Perché la maledizione mi impedisce di ricordare qualunque cosa, ma adesso ricordo quella telefonata ?

-Non sono esattamente questi i perché che mi stavo facendo io…

-Dobbiamo risolvere tutto quanto, Connell… prima delle 22.10 di oggi.

-Perché ? Non puoi bloccarli un’altra volta, o mandarli più lontani ancora ?

-E’ un trucco che può funzionare una volta sola, con gente del genere. Si può allontanare il futuro, ma è inesorabile.

-Ma c’è un altro modo per fermarli o per farci lasciare in pace, no ? Perché tu sai già come andrà a finire, vero ?

Desmon Logos guarda in un’altra direzione, abbassando lo sguardo, in una silenzio molto eloquente.

-Oh, merda

 

Dall’altro lato dell’edificio, più o meno nello stesso momento, se può importare.

-Andiamo, rispondi…

-Agente Clytemnestra Corday, Federal Bureau of-

-CLY ! Cos’è successo !? Hai registrato tutto ? Dove sono finiti quei tizi ?

-Ma di cosa stai parlando ?

-Il bar è…è esploso, ed ho visto qualcuno combattere…puoi è tornato tutto a posto…

-Simmonsi, calmati !!! Perché mi stai chiamando da un telefono a gettoni, innanzitutto !?

-Te l’ho detto prima !

-“Prima” quando ? Non chiami da ore !

-Ma… le analisi…il blocco… il triangolo rosso…

-Sicuro che l’aria della Pennsylvania non ti faccia uno strano effetto ?

-Non…non lo so. Ho un mal di testa terribile e mi brucia la gola…forse quel tizio ha fatto qualcosa anche a me, non solo alla batteria…

-Quale batteria ?

-Non importa. Cly, vorrei che tu facessi una ricerca per me…

-Oh, questo è il Simmons che conosco. Dimmi tutto.

-Vorrei tutte le informazioni che riesci a trovare sotto il nome Connell.

 

CONTINUA…