#1 - Il disegno

 
 Storia: Fabio Furlanetto
 Supervisione: Valerio Pastore
 Cover artist: Daniele Tomasi
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

Starbrand creato da J. Shooter e J. Romita Jr.

 
 

MARVELIT - https://www.comicus.it/marvelit

 
 
 

E’ una notte dannatamente fredda, a metà tra il passato e il futuro. Aspetto nel buio, sotto il cielo senza stelle che mi sembra molto appropriato per il mio umore. Do un’occhiata al guanto, lacerato e rovinato dal tempo, un’interessante metafora della mia situazione. Sarebbe facile andarsene da qui e dimenticare tutto quanto, ma non posso. Dio solo sa se ci ho provato, ma non posso. La scelta è tra il ripetere tutti i miei errori, oppure guardare veramente avanti.

C’è una gran pace, qui. Solo un po’ di vento porta quel po’ di rumore indispensabile per non impazzire. Con una certa fatica, data la mia posizione, prendo in mano lo zaino e lo apro. Ne estraggo un’agenda.

Keith Connell. Diario.

E’ una notte dannatamente fredda, mentre cerco di capire la mia vita. Partendo dall’ingannevole semplicità degli inizi…

 

#1 - Il disegno

di Fabio Furlanetto

   

 

Tre settimane e due giorni prima

 

Martedì

Mi hanno licenziato. Il capofficina pensa che sia stato io a fregargli i soldi, visto che ero l’unico a fare gli straordinari il giorno prima che scoprisse che mancava del denaro. Avrei voluto dirgli che era stato Joey, ma l’unica prova che ho è che sua moglie me l’ha detto dopo che abbiamo fatto l’amore. Tornando a casa ho bucato e sono caduto. Non mi sono fatto niente ma il manubrio è tutto storto, e non ho assolutamente i soldi per farmi sistemare la moto.

Resoconto: la mia vita fa schifo !!!

 

Mercoledì

Deb è fuori città. Non avevo assolutamente niente da fare, così ho chiamato Myron - a carico del destinatario. Gli ho raccontato quello che mi è successo da quando se ne è andato a New York, e tanto per cambiare mi ha preso ancora in giro perché sono sempre nella merda. Stavo per sbattergli il telefono in faccia, quando si è offerto di pagarmi il viaggio per andarlo a trovare. Ho accettato, dicendogli che mi sono messo veramente a scrivere un diario come mi aveva consigliato, ma lui non se ne ricordava. Mi ha anche chiamato Ken per tutta la telefonata.

Bene: rimediato viaggio gratis a New York

Male: devo parlare con Myron per andarci, sono ancora disoccupato !

Resoconto: la mia vita fa ancora schifo

 

Giovedì

Scrivo da New York. Myron mi ha svegliato alle cinque per dirmi che il mio treno partiva mezz’ora dopo. Penso abbia trovato l’unico diretto Pittsburgh-New York a quell’ora. Nella classe più economica che abbia mai visto, e solo per l’andata: dovrò pagarmi io il ritorno.

Arrivato nella Grande Mela mi sono subito perso, ho dovuto prendere un taxi per arrivare in centro. Credo di aver visto l’Uomo Ragno.

Myron è sempre il solito tappo con gli occhiali, il tipo che prendi a calci al liceo e che ti guarda dall’alto in basso quando ha uno stipendio cinquanta volte migliore del tuo. Abbiamo parlato per un’ora, più che altro perché non si ricordava praticamente niente di me.

Alla fine mi ha detto che ho paura dei cambiamenti, e che è per questo che ho lavorato alla stessa officina per cinque anni di fila, anche se mi pagavano una miseria. Probabilmente ha ragione. Poi si è messo a dire che mi sono messo con Deb solo per superare il matrimonio di Barb, e che ho paura delle donne indipendenti.

Alla fine mi ha chiesto cinquanta dollari per la seduta, e si è offerto di trovarmi un buon analista a Pittsburgh. Me ne sono andato sbattendo la porta.

Ho girato un po’ la città, ma il tassista mi ha portato dalla parte sbagliata. Sono tornato in stazione a piedi ed ho visto che hanno cancellato il treno di ritorno; domani vado a Filadelfia e torno a casa con un altro treno. L’albergo costa un occhio della testa e ci sono gli scarafaggi.

Bene: visitato New York

Male: Myron, speso un sacco di soldi per niente, sono ancora disoccupato, Deb farà una scenata per questo colpo di testa

Resoconto: lasciamo perdere

 

Venerdì

Preso il treno per Filadelfia. Trenta minuti di ritardo per Pittsburgh, ho preso una rivista ed ho aspettato il treno.

Ho fatto un incontro molto strano, un tizio che andava a New York stava per raccontarmi la sua vita. Ha perso un foglietto con un disegno strano, dice di averlo sognato. Ho provato a ridarglielo ma se ne era già andato. Ho tenuto il disegno, non so perché.

Sono tornato a Pittsburgh. Ho lasciato le mie cose a casa e sono andato a trovare Deb. Mi ha detto di aver conosciuto questo tizio stupendo mentre era via, uno che la capisce veramente e che non vuole solo andarci a letto. Le ho dato della puttana e lei mi ha dato uno schiaffo.

Resoconto: odio la mia vita !!!

 

Keith Connell sta aspettando il treno, cercando di passare il tempo leggendo la prima rivista di moto che ha trovato nell’edicola più vicina.

-Le dispiace se mi siedo qui ? – chiede qualcuno.

-No – risponde Keith senza neanche guardarlo.

Il tizio appoggia i bagagli e si siede, controllando continuamente l’ora. Di fianco a Keith, un ragazzo biondo di un metro e novanta con un naso aquilino e un fisico da sportivo, in jeans e giacca di pelle, sembra molto più vecchio di quanto non sia.

Dall’altoparlante annunciano che il treno per Pittsburgh ha trenta minuti di ritardo. Keith richiude la rivista e si appoggia al muro, massaggiandosi il collo, visibilmente contrariato.

-Lei deve andare a Pittsburgh, immagino – chiede il tizio.

-Ottima deduzione.

-Non per niente sono uno scienziato.

-Uh-uh.

“Solo a me poteva capitare questo qui…” pensa Keith.

-Proprio domani inizio a insegnare alla State University. E’ mai stato a New York ?

-Ieri.

-Ah, davvero ? Come mai ? Se non sono troppo indiscreto…

-Sono stato a trovare un mio vecchio amico che fa lo psicanalista.

-Non potrebbe darmi l’indirizzo ? Ho fatto un sogno stranissimo giusto stanotte, e in città non conosco nessuno…

-Mi dispiace, ma è in ferie in questo periodo – risponde controvoglia, pensando in realtà “Col cavolo che gli faccio il piacere di trovargli un cliente !”

-Nel sogno mi andava tutto storto per colpa di una specie di tatuaggio, ed incontravo Reed Richards… Chiamava il disegno “Starbrand”…

-Uh-uh.

-Proprio una cosa strana. Mi chiedo cosa possa significare… ho fatto anche un disegno del tatuaggio, per non scordarmelo.

Dalla tasca estrae un piccolo foglietto bianco, su cui è disegnata con cura una specie di stella stilizzata. Poi la rimette nella tasca e si alza in piedi.

-Credo che il mio treno stia per arrivare. Beh, buona giornata signor…

-Connell. Keith Connell.

Il tizio si abbassa per prendere le due valigie e si allontana. Keith pensa a che razza di gente si possa incontrare. Poi nota un foglietto bianco per terra. Lo raccoglie: è quello che aveva in tasca il rompiscatole.

-Ehi, signore ! Aspetti ! – lo chiama, ma il treno per New York è appena arrivato. Keith rimane in piedi, sentendosi un idiota.

Guarda il foglietto, chiedendosi che razza di sogno assurdo potesse essere. Lo mette nella tasca posteriore dei jeans, e torna a sedere.

“Figuriamoci se poteva perdere qualcosa di valore…”

 

Quella stessa notte, Keith richiude l’agenda e la ripone nel cassetto del suo comodino. Ci trova anche il foglietto con il disegno, e senza neanche accorgersene lo prende in mano.

“Perché cavolo l’ho tenuto ? Non è da me.  E dubito che il suo proprietario possa venire a riprenderselo ! Ora che ci penso, gli ho detto il mio nome, quindi potrebbe… Mi sa che ho parlato troppo, come al solito…”

Lascia il foglio sul comodino e si spoglia per andare a dormire. Prima di spegnere la luce, nota che il pezzo di carta ora è sul cuscino.

-Ma che cavolo…

Lo riprende e lo appoggia nuovamente sul comodino. Il tempo di spegnere la luce e di coricarsi…

-Ancora qui !? Sta diventando ridicolo.

Rimette il foglio sul comodino, stavolta mettendolo sotto la radiosveglia. Spegne la luce, si corica, ed il foglio è sempre sul suo cuscino.

-Eppure ero sicuro…

Lo esamina e lo guarda in controluce. Un normalissimo pezzo di carta quadrato.

“Però è strano… il tizio del treno diceva di averlo disegnato, ma come cavolo ha fatto ? Le linee sono perfettamente dritte, e questa specie di mezzaluna è perfettamente curva. L’avrà stampato ? Non sembra carta da stampante, e in ogni caso non si vede l’inchiostro”.

Lo guarda meglio dal lato bianco. In controluce non si dovrebbe vedere lo stesso il disegno ?

“Sarà fatto con un inchiostro speciale. Allora perché ha detto di averlo disegnato ? Andiamo Keith, sei un po’ paranoico adesso. Probabilmente è solo per l’orario”.

Lo ripone di nuovo nel cassetto, assicurandosi di averlo chiuso per bene. Non c’è modo in cui possa uscire di lì, giusto ? Probabilmente lo aveva spostato lui, prima, senza neanche accorgersene.

Ora, però, il foglio è nuovamente sul cuscino. Keith lo controlla di nuovo: è senza dubbio lo stesso, ne è sicuro. E nel cassetto non c’è più. Lo strappa in due parti, poi in quattro, e poi ancora fino a quando non è ridotto a brandelli. Infine getta ciò che ne resta nel cestino, e se ne torna a dormire.

 

Sa di sognare. Sa di non essere veramente su quella moto, di non vedere un bagliore accecante. Eppure vede attraverso gli occhi di quell’uomo, sente quello che gli dice il vecchio. Vede il tatuaggio sul suo braccio, ne sente il calore quando lo tocca…

“Non posso riprenderlo…anche se sarebbe possibile”.

Keith riapre gli occhi, sentendo qualcosa sulla sua faccia. Non ha bisogno di accendere la luce per capire di che cosa si tratta.

-Il foglietto.

E’ esattamente lo stesso foglio di carta di prima. Lo esamina ancora sotto la luce: ha le stesse identiche caratteristiche. Una veloce controllata al cestino gli dà la conferma che non voleva avere. I brandelli sono scomparsi. Il foglio è ancora nella sua mano, senza che se ne fosse accorto.

-Ma che accidenti sei !?

Chiamava il disegno “Starbrand”…

“Grande, Keith, sei davvero un genio. Urlare contro un pezzo di carta non metterà a posto la tua vita”

Portando il foglio con sé, tenendolo stretto nella mano, Keith torna a dormire. O meglio, ricomincia a tentare di dormire. La sua mente è attraversata da immagini che non dovrebbero esistere, ed un nuovo universo si apre davanti ai suoi occhi. Inizia con un’esplosione inimmaginabile, vista in tutto il mondo… un altro mondo.

Il vecchio. Il ragazzo… praticamente identico a lui… che riceve il marchio delle stelle. Custodiscilo !

*Che può fare…uno come me…con quest’affare !? Vecchio…hai davvero scelto il tipo giusto…

*Dall’altra parte dell’universo, da dove io provengo, è combattuta una guerra inimmaginabile per voi.

*Fallo, vecchio. Vai avanti. Uccidila…così potremo procedere. Hai tre secondi, poi ti attaccherò, stanne certo. Tre…due…

*Ripetendo per coloro che si sono collegati ora, il presidente ha annunciato il pieno sostegno del governo al super-eroe che si fa chiamare Starbrand

*Le autorità credono che il totale delle vittime non sia inferiore a cinquemila !

Un’altra esplosione, la più terrificante mai udita da essere umano. Dolore. Disperazione. Pazzia. Il pianeta sull’orlo della distruzione totale, tutto per colpa dell’arma più potente che sia mai stata immaginata.

*Pittsburgh è diventata un cratere largo cinquanta miglia !

*Il vecchio ! Quello che mi ha dato questo potere ! Era Dio ! Dio ! Ha scelto me per essere il nuovo messa !!

*Non deve restare alcuna traccia dello Starbrand se non nell’essere unico che noi tre diverremo. Poi… vedremo…

*Decisi che non avrei mai usato questo potere…mai. E’ la cosa…l’arma più potente che si sia mai trovata sulla Terra, supera tutte le bombe atomiche mai costruite.

Il pugno di Keith si chiude, stringendo con tutta la forza rimasta il disegno. Le immagini si susseguono più velocemente di quanto qualunque essere umano possa seguire, e Keith riesce ad afferrarne solo una minuscola parte. Il pugno irradia una strana, flebile luce…

C’è un’arma nell’universo più potente di tutte le altre. Non esiste cosa più desiderata, temuta, amata o odiata. Solo uno sciocco, o un pazzo… o l’uomo giusto… oserebbe possedere…lo Starbrand !

Keith apre gli occhi… Luce ! Pura, incontaminata, mille e mille volte più luminosa del sole… Il calore ! Keith si sente schiacciato da quello che sta vedendo, da quello che sta entrando nella sua mente… vorrebbe urlare, vorrebbe piangere e allontanarsi da questa luce che annichilisce qualunque vaga importanza possa aver mai avuto il resto dell’universo. La luce sta venendo verso di lui… gli è addosso ! E la sua mente si spegne.

 

Quando si sveglia la testa è pesante come un macigno, e le vertigini non aiutano particolarmente. Sente uno strano calore sul palmo della mano destra, qualcosa che pizzica, ma per quanto si sente disorientato potrebbe anche non avere più la mano e non accorgersene neanche.

“Sembra il peggior dopo-sbronza della storia… ma non ho toccato alcool…credo…”

Tenta di alzarsi, ma la testa non è d’accordo. Prova a girarsi, ma non sente niente sotto di sé ! Cerca di tastare il letto, facendo cadere a terra il foglietto che teneva in mano. Non c’è niente sotto di lui…sta levitando ! Quando il pensiero lo colpisce, cade.

Il letto si sfascia sotto il suo peso, con un tonfo tremendo. Keith si rialza subito, pentendosi dello scatto quando la sua testa lo fa barcollare.

-Ouch…che razza di sogno… devo essermi svegliato quando il letto si è sfasciato, ed ho sognato di levitare… già…che disastro…

Va subito nel bagno, accendendo la luce e gettandosi dell’acqua gelata sulla faccia. Si sente leggermente meglio, ma qualche centinaio di litri di caffè farebbero molto più comodo. Riapre gli occhi, ancora con le mani sulla faccia… e nota il disegno sul palmo destro.

-Ma che…

Prova a cancellarlo strofinando la pelle, ma niente. Prova a sciacquarlo, prova con il sapone, ma non c’è niente da fare: il tatuaggio non si cancella.

Nel sogno mi andava tutto storto per colpa di una specie di tatuaggio.

“Il sogno ? No, non è possibile…è troppo pazzesco…”

Torna nella camera da letto, cercando il pezzo di carta. Non è sul pavimento, e nemmeno sotto il comodino… Solleva le coperte, ma non è nemmeno lì.

“Sarà finito sotto il letto. A meno che non abbia sognato anche quello… no ! Ero sveglio, ne sono sicuro ! Sono sicuro che il foglietto si fosse mosso, prima !”

Solleva il letto. Il foglietto è lì, lo prende con la sinistra. Non c’è bisogno di esaminarlo, questa volta: il disegno non c’è più, è scomparso. E’ solamente un comunissimo pezzo di carta, adesso.

“Dannazione, non ho sognato tutto !!!”

Il calore sulla mano si è fatto più esteso. E’ piacevole, quasi rilassante. E’ come scoprire una nuova gamma di sensazioni… come la consapevolezza di non sentire il peso del letto. Né di avere la minima sensibilità alla mano.

E’ sufficiente un piccolo movimento del polso, come per allontanare qualcosa che striscia sulla pelle, per scaraventare il letto contro la parete, come se fosse soltanto un grosso cuscino. Solo che la massa è leggermente diversa, e così il rumore – o sarebbe meglio dire frastuono.

-Non è… possibile… Voglio dire, sono in forma e non era poi così pesante, ma non l’ho assolutamente sentito… ma il sogno… andiamo Keith, ancora un po’ e ti toccherà farti analizzare da Myron.

La mano non sembra strana, in effetti. Il tatuaggio pizzica leggermente, in un modo tutto suo…ma non sente più quel calore. Adesso…sì, invece ? Basta rilassare la mano per farlo scomparire. E’ come se la pelle si scaldasse a comando… e le vertigini sono passate.

“Probabilmente sono solo scosso per il sogno. Accidenti, era un sogno davvero pazzesco !!! Ma il tatuaggio è reale. Beh, poteva essere una specie di scherzo, e magari si cancellerà prima di domani… Meglio dimenticare tutto quanto e-“

*Non provarci neanche !

*E’ colpa tua, Connell !

-Chi ha parlato ?

*Sei stato tu ad ucciderci !

-Se è uno scherzo non è per niente divertente…

*Ehi, io sono morto ! Credi che lo trovi divertente !?

*Già, anche io !

*Anche io !

-Oh, merda. Ora sento pure le voci…

* Solo uno sciocco, o un pazzo… o l’uomo giusto… oserebbe possedere…lo Starbrand !

-Io non sono pazzo !

*Evidentemente non sei neanche l’uomo giusto.

-Forse è meglio chiamare Myron che sentire le voci, dopotutto…

 

New York. Il telefono squilla, senza avere alcun effetto sul suo proprietario. Squilla per più di quaranta secondi, visto che la segreteria telefonica è rotta. O meglio, è stata smontata per capire come sistemarla senza doverne comprare un’altra.

Non smette di suonare neanche dopo essere stato colpito da un cuscino, o dopo le imprecazioni. Myron Feldman si mette gli occhiali e risponde.

-Che c’è ?

-Myron…ho un problema.

-Anche io. Mi hanno svegliato alle 4.37 del mattino.

-Senti… tutto quello che ti dico… rientra nella riservatezza dottore-paziente, o come cavolo si chiama, va bene ?

-Che… Connell ? Sei l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettato di risentire.

-Non mi farai pagare la telefonata, vero ?

-Tu stai pagando la telefonata, Keith. Che succede ? Deve essere una cosa seria.

-Lo è. Vedi, quando sono tornato a casa, sono dovuto passare per Filadelfia. Ho incontrato un tizio che diceva di aver fatto un sogno assurdo su un tatuaggio che era la causa di tutti i suoi problemi. Il tatuaggio si chiamava Starbrand.

-Un tatuaggio…con un nome.

-Gliel’ha detto Reed Richards. Poi ha perso il foglietto dove aveva disegnato lo Starbrand, e se ne è andato. Ho tenuto il foglietto e-

-Perché ?

-Come ?

-Perché hai tenuto il foglietto ?

-Gli era caduto dalla tasca e volevo ridarglielo, ma non ci sono riuscito. L’ho messo in tasca senza neanche pensarci. Poi stasera l’ho ritrovato, l’avevo messo in un cassetto…non so perché. E continuava a muoversi, capisci ? Lo ritrovavo sempre sul cuscino. L’ho stracciato, ma tornava sempre lì.

-Sei sicuro di non averlo sognato ? – interviene Myron sbadigliando.

-No, dovevo ancora sognare ! Sono andato a dormire con il disegno in mano, così non si sarebbe spostato. E’ stato allora che è iniziato il sogno…

-Cosa hai mangiato stasera, Keith ? Doveva essere roba pesante…

-E tu saresti uno psicanalista laureato !?

-La laurea mi serve per i clienti che pagano, non per i rompiscatole notturni.

-Senti, se non vuoi starmi a sentire…

-Andiamo, raccontami il resto del sogno.

-Il sogno non era ancora iniziato !!!

-Quello che è.

-Nel sogno c’era uno identico a me, solo che si chiamava Ken. Stava andando in moto sulle colline di Pittsburgh, dove vado anche io… ed ha incontrato un vecchio, che aveva il tatuaggio. Non ricordo cosa gli ha detto, comunque gli ha passato lo Starbrand. E a questo tizio venivano dei poteri fantastici, era indistruttibile e poteva sollevare le montagne. Poi sono successe un mucchio di cose… accidenti, inizio a dimenticarmelo… comunque, questo Ken tentava di liberarsi del tatuaggio, ed ha provato a passarlo ad un pezzo di ferro. C’è stata un’esplosione che ha distrutto Pittsburgh. Era tutta colpa mia, cioè di quello identico a me !!!

-Penso sia un sogno molto interessante – un altro sbadiglio – Ricordi quello che ti ho detto l’altra volta ? La tua paura dei cambiamenti, di fallire in quello che gli altri si aspettano da te ? Il sogno simboleggia tutto questo, la tua paura di fallire.

-Credo sia…più complicato di così, Myron – sorride Keith guardando il tatuaggio sulla mano.

-Vai avanti.

-Poi le cose si fanno più confuse… quello identico a me impazzisce, altri ricevono il potere, e si scopre che lui e il vecchio sono la stessa persona, e anche mio figlio… cioè il figlio di Ken

-Spesso i sogni non hanno una logica precisa, Keith. Questo, poi, è peggio di una soap-opera.

-Ma era tutto così vero, Myron ! C’eri anche tu nel sogno, c’era anche Deb…

-C’ero anch’io ?

-Sì, facevi sempre lo psicanalista ma eri ancora qui… prima mi dicevi di tenere segreto il mio potere, poi invece mi hai suggerito di fare il super-eroe… ho incontrato Reagan, anche… era ancora presidente…

-Con calma, Keith, con calma.

-Non posso ! E’ come se il sogno fosse durato anni, ma compressi in pochi secondi ! Sono riuscito ad afferrarne solo una parte !

-Come finiva ? – chiede Myron guardando l’ora.

-Qui il sogno diventa più complesso, c’era un super-eroe prendeva il potere e lo portava nel suo universo. Poi lo passava a una ragazza e… non so cosa è successo dopo, ricordo un mostro con la faccia viola che lo rubava, e lo usava per combattere…non so, un qualcosa pieno di teschi. Non so come, ma lo davano al tizio della stazione. Incontrava i Fantastici Quattro perché rischiava di distruggere l’universo o qualcosa del genere,  ma Reed Richards gli fa dimenticare di averlo e non so come gli fa avere una vita migliore. Diceva che lo Starbrand era cambiato, che stava diventando qualcosa di completamente diverso… e il tizio lo disegnava su un foglietto. Mi sono svegliato con questa luce fortissima sulla faccia, e credo di essere svenuto… Myron ? Ehi, mi stai a sentire ? Myron ?-

Si sente il rumore di uno sciacquone, in lontananza. Qualche passo.

-Scusa Keith, stavi dicendo ?

-Non hai ascoltato niente di tutto quello che ho detto !!!

-Ora che l’hai raccontato a voce alta, ti sei reso conto che era solo un sogno ?

-Dannazione, Myron, non era solo un sogno ! Ho il tatuaggio sulla mano !!!

-Cioè il tizio lo ha passato a te come il vecchio lo aveva passato all’altro Connell ?

-Non lo so, penso di sì… hanno detto che lo Starbrand è cambiato, forse c’entra qualcosa…

-Sei sicuro di vedere il tatuaggio, Keith ? Oppure che tu non te lo sia fatto fare oggi pomeriggio ?

-Certo che ne sono sicuro !!!

-Pensi ancora di non avere bisogno di un analista ?

-Myron, ho volato.

-Hai volato !?

-Beh, più o meno. Ero a un metro dal letto !

-E non l’hai sognato.

-No…insomma, non credo.

-Prendi qualche farmaco ultimamente, Keith ?

-Senti, non sono pazzo !

-Allora perché mi hai chiamato ?

“Meglio non dirgli che è perché ho sentito le voci, suppongo”

-Perché adesso ho il tatuaggio sulla mano, e…e non voglio questo potere, capisci ?

-Quale potere ? Che hai fatto ?

-Te l’ho detto, ho volato.

-Nel sonno.

-E ho sollevato il letto.

-Davvero l’uomo più potente dell’universo.

-Accidenti, Myron, mi serve il tuo aiuto !!!

-Prendi un appuntamento…non faccio visite notturne. Ah, ricordati di portarmi i cinquanta doll-

Il telefono si sbriciola sotto la stretta di Keith, finendo in mille pezzi sparsi sul pavimento.

-Dannazione, non sono pazzo ! Non era solo un sogno !

Colpisce il muro con un pugno, mandandone una parte in frantumi. Keith osserva i calcinacci, li tocca con la mano e li sposta: sono veri, questo non è un sogno.

-Ancora non ci credo… ma sembra che abbia dei super-poteri… come nel sogno. Forse è tutto vero e sono davvero un super-uomo…

Stringe il pugno, pronto a metterci tutta la forza che ha…e la rilascia, come prima, in un pugno. Il rumore è più modesto, tanto da essere coperto dalle sue urla.

-Cazzo…penso di essermi…rotto la mano…

 

La porta trasparente si apre, lasciando entrare l’uomo che slaccia il lungo cappotto. Le luci del locale sono spente, solo un paio di neon portano un po’ di luce.

Dal retro spunta una ragazza, dall’espressione visibilmente assonnata.

-Mi spiace, non siamo ancora aperti.

-Lo so. Aprirete domani.

L’uomo si siede tranquillamente al bancone, guardandosi attorno con calma ed attenzione.

-Come fa a saperlo ?

-Me lo ha detto lei.

-Quando ?

-Non lo so, deve ancora dirmelo.

“Il mio secondo turno di notte e già mi capita un pazzoide. Se non altro non sembra un barbone…”

-Molto divertente. Comunque dovrebbe uscire…

-Ma già che sono qui, tanto vale servirmi da bere – dice distrattamente mentre analizza la sbarra di alluminio sotto il bancone.

-…ma già che è qui, tanto vale servirle da bere. Cosa prende ?

-Un semplice caffè, grazie. Quando dovreste aprire ?

-Domani.

-Oh, interessante.

“Questo è completamente fuori di testa” pensa la ragazza, mentre prepara due caffè – ne avrà bisogno – “Però improvvisamente non mi dà più fastidio, questo tizio emana…qualcosa…mandarlo a quel paese sarebbe come rubare dalla cassetta delle offerte… “

-E’ un bel posto. Io me ne intendo, quando posso vado sempre in negozi nuovi o che stanno per aprire. Ho una specie di…affinità, con le cose che devono ancora accadere.

-Capisco. Ecco il suo caffè.

-Grazie. E’ un hobby strano, lo so… ma c’è chi pretende sacrifici umani o voti di castità, il mio è poco più che un vezzo.

-E quando non visita posti dove non può ancora entrare, cosa fa nella vita ?

-Lei è un’ottima barista, ha un futuro nel settore. Mi creda, mi intendo di queste cose.

-Davvero ?

-Lavorerà in questo bar per tre anni, poi si trasferirà assieme a suo marito Bill, in Lousiana mi pare, e aprirà un nuovo bar esattamente in centro. Situazione promettente, passerà l’attività a suo figlio e il bar resterà di famiglia per cinque generazioni, poi lo venderete ad una certa signora Rosemann.

La ragazza lo guarda con occhi sgranati, mentre lui beve il primo sorso di caffè. Si lecca le labbra e continua.

-Ovviamente, può anche non andare così. Potrebbe sposare qualcun altro, potrebbe decidere che il sogno della sua vita è vendere assicurazioni, o potrebbe anche finire sotto un camion la settimana prossima. Dipende tutto da come mi sveglierò domani mattina. Se mi sveglierò. Se avrò dormito. Devo controllare.

-Già, naturalmente. Capita anche a me, se mi sveglio dell’umore sbagliato il Sole può anche iniziare a girare attorno alla Terra.

-Chissà ? Tutto può accadere.

-Mi faccia indovinare…fa lo scrittore ? O il filosofo ?

-No, sono solo un dio a tempo perso.

-Un dio ?

-Eh sì. Sono il dio del futuro, mio malgrado.

-Allora è nel posto giusto, Thor è passato di qui giusto la settimana scorsa.

-Thor. Eh. Mi è sempre sembrato ridicolo, quel nome. Almeno credo, non ho una buona memoria… non del passato, cioè.

-E il suo nome quale sarebbe, vostra divinità ?

-Per carità, lasciamo stare le espressioni arcaiche, non le sopporto. Mi chiami pure Logos. Desmon Logos.

-Com’era il caffè ?

-Non male, non male. Ora, se non le dispiace, dovrò andare ad incontrare un certo Connell. Oh, faccia attenzione alla tazzina… - si ricorda mentre riallaccia il cappotto - se ci mette i fondi del caffè, leggerà la sua data di morte. Io l’ho avvisata, poi non se la prenda con me. A volte lo fanno… penso.

-Non si preoccupi, non le farò causa. Ma preferirei che adesso pagasse il conto.

-Posso sempre pagare un’altra volta.

-Può sempre pagare un’altra volta. Buona giornata, signor Logos.

-Sì, penso che potrebbe anche esserlo…sarò di buon umore, oggi.

Esce dal bar, e solo quando la porta si richiude lei si ricorda di non averla mai aperta. E si rende conto di averlo fatto uscire senza farlo pagare… infine, quando cerca di ripensare a lui, non riesce a ricordare un solo particolare del suo aspetto.

“Oh, beh…immagino che mi tornerà in mente, in futuro…”

 

Pittsburgh, le cinque di mattina. Le strade sono deserte, illuminate solo da sporadici lampioni. Tenendo la mano nella tasca della giacca, Keith cammina furtivamente guardandosi continuamente attorno. Può anche essere paranoico come comportamento, ma considerando quanto è successo stanotte è particolarmente incline alla paranoia…abbastanza comprensibile, dopotutto.

“I casi sono due, o sono in guai grossi o sono pazzo, il che sarebbe un guaio anche peggiore. Detesto farlo, ma l’unico che può veramente aiutarmi è Myron… che ovviamente non spenderà un altro centesimo per me, a meno che non glielo renda con gli interessi. Devo dare fondo ai miei risparmi ed andare a New York”

Con un certo sollievo, una volta arrivato al bancomat non c’è nessuno intorno. Prende la carta di credito e la inserisce, digitando il codice.

La mano gli fa un male cane, forse dovrebbe farla vedere da qualcuno… anche se per mezzo secondo gli viene il pensiero di non dover far vedere il tatuaggio a nessuno. Ma è solo un tatuaggio, che male può fare ?

“Settantacinque dollari…accidenti, credevo di avere di più. A parte qualche spicciolo è tutto quello che ho, spero che possa bast-

Ferma il pensiero, sentendo un oggetto acuminato dietro la schiena, a cui segue una voce un po’ nasale.

-Preleva tutto e dammi i soldi. Non pensare neanche di fare scherzi.

-C-certo

Mentre preleva i soldi, inizia a riflettere su cosa fare…concentrandosi sul restare calmo.

Oookay…ho buttato giù un muro, potrò fermare un ragazzino di quindici anni con un coltello. Ma che vado a pensare !? Neanche sono sicuro di avere tutte le rotelle a posto ! Mi sono quasi rotto la mano, e non stavo rischiando la vita allora… Però, se lo fermassi, sarei sicuro di non essere pazzo…”

-Allora ? Muoviti !

-S-sì

Prende i soldi e li passa al ragazzo, che lo spinge contro il bancomat e scappa a gambe levate. Keith resta a guardare, sentendo che le gambe hanno finalmente smesso di tremare.

-Idiota !!!

Prende a pugni il bancomat, mandandosi di nuovo la mano in fiamme.

-Aaarrggh ! Odio la mia vita !!!

 

Interstate 70, Pennsylvania. Un leggero colpo di vento rinfresca l’aria, trovandosi davanti all’improvviso un ostacolo. Lo spazio che un istante prima era occupato solo da comunissima aria è stato rimpiazzato da un uomo con un lungo e pesante cappotto marrone. Osserva le proprie mani, come se non fosse del tutto abituato ad averle, e guarda distrattamente il paesaggio, poco interessante. Una smorfia accompagna il suono elettronico proveniente da una delle tasche, talmente distorto che neanche il più esperto conoscitore di musica classica vi riconoscerebbe il brano di Bach. Il piccolo cellulare si apre a metà con uno scatto secco.

-Powder. Tutto a posto, non mi ha visto nessuno. Novità ? Si, lo immaginavo. Se li ho già trovati ?

Il cambio di luminosità è veloce, e l’uomo volta lentamente lo sguardo per fissare il camion che si avvicina, ed analizzare il buffo suono che emette il clacson.

-Puoi scusarmi un momento ?

Il camion inizia a frenare, ed il guidatore si rende conto di non avere abbastanza spazio proprio mentre la mano sinistra del pedone si alza e mostra il palmo. Il camionista fa a malapena in tempo a notare uno strano bagliore, prima che un calore inimmaginabile avvolga tutto il mezzo.

L’esplosione è quasi cinematografica, come raramente capita nella realtà, mandando frammenti di metallo in tutte le direzioni. Alcuni di essi vengono calpestati da costose scarpe italiane, e l’uomo con la giacca marrone si allontana tranquillo, con alle spalle l’incendio.

-Scusa. Stavi dicendo ? No aspetta… come sarebbe a dire profilo basso !?

Si volta a guardare le fiamme che vengono mosse dal venticello notturno, bruciando centinaia di dollari di prodotti agricoli.

-Cazzo, me lo potevi dire prima !!! Sai che hai combinato !?!? Adesso mi toccherà andare a Pittsburgh a piedi, e sai che odio viaggiare !

Scavalca il guardrail, ascoltando con attenzione e disappunto la voce all’altro capo del telefono.

-Sì, sono tutti nei paraggi… il vecchio, il dio e il disegno. Potrei anche… e che cavolo…

Un altro camion si ferma a pochi metri dall’incendio, e dall’altra parte della strada arriva ancora un altro mezzo.

-Senti, ti richiamo io.

Ripone il cellulare nella tasca della giacca, si fa scroccare le dita e sorride. In fondo non è un brutto posto…

 

 

L’immaginazione è l’unica arma nella guerra contro la realtà.

Jules de Gaultier

  

NOTE

 
 

Ha inizio quella che si promette di essere una delle serie più anomale di Marvel IT, erede di una serie ingiustamente dimenticata, su cui è giusto spendere due parole.

Starbrand nasce da un’idea di Jim Shooter, creatore di tutta la linea del New Universe. Il concetto di base di quel particolare universo era molto semplice: la nascita dei primi super-esseri di un mondo senza Uomo Ragno, Vendicatori o X-Men, in cui raccontare storie il più realistiche possibile.

Starbrand era in più di un senso la serie di punta del progetto, disegnata da un John Romita Junior già bravissimo, e scritta dallo stesso Shooter. Il punto di forza della serie era l’umanità del protagonista, Ken Connell, probabilmente l’uomo meno indicato al mondo per ricevere il potere assoluto, personaggio complesso e affascinante, anche se forse odioso per alcuni suoi tratti. Col tempo, il New Universe perse colpi, Shooter se ne andò e fu sostituito da John Byrne, che stravolse tutti i concetti di Starbrand – escluso il realismo, e l’ottima qualità. Starbrand chiuse con il numero 19 ed il New Universe fu chiuso poco dopo. A recuperarlo sulle pagine di Quasar fu il compianto Mark Gruenwald, già autore di D.P.7.

Da allora, lo Starbrand è passato in numerose mani sia sulla serie originale di Quasar che su quella Marvel IT a cura del sottoscritto, per terminare il proprio percorso nei numeri 12-16 di Fantastici Quattro. Proprio nel numero 16 il foglietto con il disegno dello Starbrand finiva nelle mani dell’allora sconosciuto Keith Connell… e questo è tutto quello che vi serve sapere per godervi la serie (che sarà mediamente più corta di questo numero chilometrico, promesso ^_^)

I lettori della serie originale si divertiranno a cogliere le citazioni in questo episodio, ma ne vedranno sempre meno. Già, perché questo è un nuovo Connell, identico al primo solo per aspetto, dati anagrafici (non tutti) e cognome. Un personaggio che scopriremo a poco a poco, insieme naturalmente al bizzarro Desmon e a Powder, sui quali non vi anticipo niente.

 
 

ANTEPRIMA

 
 

Nel prossimo numero:

Sognate di avere dei super-poteri e volete a tutti i costi sapere se è vero o se siete impazziti. Che fate ? Cercate di capire quanto siete forti e cosa potete fare, stando attenti a non farvela sotto mentre volate ! Nel frattempo, Keith incontra Desmon Logos e Powder si avvicina lentamente alla preda.