Il personaggio di Deadpool, creato da Fabian Nicieza e poi sviluppato da Joe Kelly, sta vivendo negli USA un momento editoriale particolarmente fortunato, e questa popolarità si è riflessa anche nella pubblicazione italiana di una serie di volumi 100% Marvel a lui dedicati nell'ultimo anno. Dopo lavori di qualità altalenante come “I Re del Suicidio” e il doppio “In Viaggio con la Testa” è la volta di “La Guerra di Wade Wilson”. Il volume è stato pubblicato per la collana americana Marvel Knights, un'etichetta editoriale che propone visioni “fuori continuity” di personaggi Marvel.
Questo volume autoconclusivo vede il nostro alle prese con una commissione del Senato statunitense che lo accusa di un massacro avvenuto in Messico: Wade Wilson, l'alter ego del “merc with a mouth”, ripercorre così i fatti in retrospettiva, a partire da un suo presunto coinvolgimento in una squadra governativa supersegreta composta, oltre che da lui, da Domino, Silver Sable e Bullseye, e che operava negli anni '80 (!) in zone “calde” del mondo. La vicenda finisce anche per ricollegarsi ad Arma X, il famigerato progetto per il supersoldato che ha donato a Deadpool i suoi poteri – così come ha fatto con Wolverine – insieme con una sana instabilità mentale.
Lo scrittore di gialli Duane Swierczynski tesse una vicenda fortemente incentrata sul tema, proprio della letteratura novecentesca, dell'inattendibilità del narratore. Tra un salto temporale e l'altro la storia viene sostenuta soprattutto dalle didascalie, che spesso sono dissonanti rispetto a quanto rappresentato nelle tavole di Jason Pearson. Fondamentale è la presenza di numerosi flashback, la cui attendibilità viene continuamente messa in questione sul duplice livello dei personaggi da un lato, e dal lettore dall'altro. Ed è proprio il lettore a cui si rivolge direttamente Deadpool, rompendo come consuetudine la quarta parete, per riflettere sul concetto stesso di reale nella produzione artistica e quindi simbolica, in un finale quasi dal sapore pirandelliano.
Se sul livello fabula-intreccio l'impianto rende bene, altrettanto non si può dire sul livello dello humour, che normalmente caratterizza le storie di questo supereroe. I momenti in cui la storia strappa qualche sorriso sono davvero pochi, e le gag fanno per lo più affidamento sulla già discussa struttura in retrospettiva.
Dal punto di vista grafico il volume non regala particolari emozioni. I disegni di Pearson fanno il loro lavoro senza infamia né lode, peccando forse in una certa rigidità nella composizione delle tavole e delle inquadrature.
Per concludere, questo quarto 100% Marvel dedicato al personaggio si rivela essere un buon acquisto, soprattutto per gli amanti del folle mercenario. Senza avere particolari pretese riesce a proporre un'impalcatura che più o meno funziona ma che non lascia il segno in tutto ciò che le è accessorio.
Con il recente annuncio della pubblicazione anche in Italia da parte della Panini di una serie da edicola dedicata al personaggio, viene però da chiedersi se la qualità delle storie proposte potrà continuare a essere abbondantemente sopra la soglia dell'accettabilità: forte è infatti il rischio dell'esaurimento della vena per sfruttamento eccessivo.