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The Spirit

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The Spirit
di Frank Miller, con Gabriel Macht, Samuel L. Jackson, Eva Mendes, Scarlett Johansson, Sarah Paulsan, Dan Lauria, Paz Vega, Jamie King. Lionsgate, 2008

Arriva anche nei cinema italiani “The Spirit”, la pellicola diretta da Frank Miller e tratta dall’omonima serie a fumetti firmata dal leggendario Will Eisner.
Spirit è una sorta di superpoliziotto indistruttibile che consacra la sua vita alla protezione di Central City, la città in cui è cresciuto e con la quale condivide un fortissimo legame. Suo nemico giurato è Octopus, figura del male assoluto e scienziato pazzo, con il quale il protagonista scoprirà di condividere qualcosa di molto importante. La logorante contesa tra i due giunge a un punto di svolta quando Sand Saref, una vecchia fiamma di Spirit e ormai ladra di fama mondiale, torna dal passato, innescando una serie di eventi che porterà i due antagonisti alla resa dei conti, così da permettere all’eroe di scoprire qualcosa di cruciale sul suo passato recente.

Il film giunge nelle sale preceduto da un’infinità di critiche e recensioni di ogni sorta, più che altro incentrate sulla fedeltà all’opera originale o sul percorso evolutivo di Miller come autore. Ciò che vorremmo fare in questa sede è dimenticare tutto ciò, per concentrarci su un’unica cosa: la gradevolezza del film preso a sé, slegato da tutti gli elementi e i precedenti che, in fondo, per la godibilità della visione dovrebbero essere tutt’al più accessori.
“The Spirit” è senza dubbio una pellicola particolare, soprattutto nella forma. Utilizza una tecnica tutto sommato ancora giovane nel cinema, mescolando l’interpretazione di attori in carne ed ossa con scenari totalmente ricostruiti al computer, e riproponendo il prodotto finale con un abbondante uso di effetti speciali e di ritocco grafico. La ricostruzione in CGI degli ambienti non è tanto volta a sorprendere lo spettatore, quanto piuttosto ad essere utlizzata strumentalmente alla trasmissione di determinate sensazioni e alla creazione di impostazioni visive senza i limiti prescritti da scenari reali. Dal punto di vista del look, il film è sicuramente accattivante, quanto meno per il suo essere insolito.
Anche sul piano dello stile narrativo, la pellicola si affida a soluzioni inusuali, portando i personaggi di fronte a situazioni consapevolmente surreali e volutamente esagerate, al confine con certi topos da cartoon classico.

I presupposti per un film divertente ci sono tutti. Eppure alla prova dei fatti non ci si riprende più dai primi dieci minuti di noia. In “The Spirit”, soggetto, trama e intreccio sono sostanzialmente la stessa cosa: tutta l’articolazione del film è risolta in un paio di passaggi di estrema inconsistenza, variati appena da due flashback che non riescono comunque a spezzare la monotonia del racconto. I rari casi in cui la pretesa comicità raggiunge l’obiettivo o l’assurdo riesce davvero a sconfinare nell’esilarante, non sono sufficienti a porre rimedio a una regia incapace di dare ritmo alla narrazione, di creare attesa e regalare climax. La visione del film si trascina via stanca e monocorde già dopo la prima scena, e Miller pare puntare troppo su belle donne, botte da orbi, ed effetti grafici accattivanti, senza prestare invece attenzione alla base di un qualunque buon film: storia e narrazione.

La prova degli attori è qualcosa di paradossale. Tutti bravi ed espressivi: Samuel L. Jackson (Octopus) fuori di testa al punto giusto; Eva Mendes (Sand Saref) sexy e felina come da personaggio; Gabriel Macht (Spirit) scanzonato e disinvolto; Scarlett Johansson (Silken Floss) simpatica e con una meravigliosa faccia da schiaffi. Questi e (quasi) tutti gli altri colgono effettivamente il loro personaggio, ma – ecco il paradosso – la loro prova è avvilita, di nuovo, da una regia che non trova i tempi giusti, che taglia troppo presto o prolunga eccessivamente.

Se l’esperimento era fare un film a fumetti, il peccato era originale: un film si guarda, un fumetto si legge. La differenza è di carattere temporale, e guarda caso la pecca maggiore di questo film, la sua pesantezza, trova origine proprio in un uso decisamente mal fatto dei ritmi narrativi.
È forse possibile che questo esperimento che oggi definiamo fallito verrà in futuro rivalutato – come già accaduto tante volte in passato. Ma ne dubitiamo, poiché, prima di tutto, “The Spirit” difetta di una dote fondamentale: un’anima. Oltre a non divertire, questo film, imbellettato di molte parole sulla morte, non racconta niente, e l’unica cosa che di mortale trasmette è la noia.


Valerio Coppola
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