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Quattro chiacchiere con Camuncoli

In occasione di BilBOlbul, festival del fumetto tenutosi la scorsa settimana a Bologna, abbiamo avuto l'opportunità di scambiare qualche parola con Giuseppe Camuncoli sui progetti ai quali sta lavorando e sulla situazione del fumetto italiano.

Camuncoli sta disegnando un episodio del Dylan Dog Color Fest #3, in uscita quest'estate, su sceneggiatura di Tito Faraci: la storia comincerà con toni scanzonati, per poi prendere una piega decisamente più seria.

Il secondo progetto al quale sta lavorando è la serie di Wolverine, della quale Camuncoli è diventato uno dei disegnatori regolari a partire dal #75; la testata in seguito agli eventi di Dark Reign si chiamerà Dark Wolverine e avrà per protagonista Daken, il figlio di Wolverine.
Per ora Camuncoli sta disegnando una storia in 3 parti, su sceneggiature di Daniel Way e Marjory Liu.

Interrogando il disegnatore sui giovani talenti "arruolati" dalla Marvel, Camuncoli ha parlato di come quasi il 50% dei nuovi autori stranieri provenga dall'Italia: questo non è dovuto a una maggiore concentrazione dell'interesse dello scouting nel nostro Paese, che viene effettuato ugualmente in tutto il mondo, ma evidentemente "noi italiani siamo più bravi". Questo fatto è da ricondursi molto probabilmente alla cultura del nostro Paese, che spinge i bambini a disegnare fin dall'asilo, fornendo poi una buona educazione artistica nelle scuole medie. Inoltre i fumetti sono più diffusi, anche in mercati raggiungibili da un pubblico generalista come le edicole, e questo consente un avvicinamento al mezzo da parte di più persone, anche in giovane età. L'Italia ha comunque un background culturale particolarmente ricco, e qualunque aspirante disegnatore italiano è avvantaggiato, essendo circondato da numerosi input visivi racchiusi nei palazzi e nelle architetture delle nostre città, e in generale nella ricchezza culturale del nostro Paese.
Questo approccio culturale si rispecchia anche nelle fiere del fumetto: in Italia queste manifestazioni organizzano sempre mostre ed esposizioni, mentre nelle grandi convention americane si concentrano quasi unicamente panel e presentazioni con fini meramente commerciali.


Carlo Alberto "Deboroh" Montori
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