Continua la riscoperta dei personaggi "golden age" nel fumetto moderno.
Stavolta tocca ad Alex Ross e Jim Krueger  tirare fuori  dal capello alcuni misconosciuti eroi di varie piccole e defunte case editrici, per imbastire una storia d'avventura e tradimento.
L'anziano Bruce Carter paga le conseguenze  delle sue azioni  giovanili che hanno condannato i compagni d'avventura dell'epoca alla prigionia in un vaso magico. Per liberarli dal loro esilio inizia un lungo viaggio  in cui non mancheranno tradimenti e rivelazioni.

La storia, che cerca di mostrare un ritratto disilluso e crudo dei super eroi golden age, risulta un po' fumosa nell'intreccio, rendendo ostica  la lettura.
Non aiuta neanche la narrazione lenta e i testi troppo didascalici che appesantiscono ulteriormente il ritmo.
Altro punto debole è il modo in cui vengono presentati buona parte dei personaggi, quasi dando per scontato che siano già familiari al lettore.

Gli ottimi disegni non riescono a salvare del tutto un volume, a tratti noioso, la cui lettura risulterà quasi ardua da portare a termine

Continuano le indagini dell’Unità Speciale, ora alle prese con un complicato intrigo internazionale tra Monaco, San Pietroburgo e Londra.

Rapimenti, ricatti, politici, faccendieri, omicidi e servizi segreti... c’è molta carne al fuoco nelle sceneggiature di Cinzia Tani e Massimo Guglielmi, costruite soprattutto attraverso i dialoghi. Le storie sono molto “parlate”, con pochissima azione ed una trama lineare scandita in tempo reale. È piacevole poi constatare come ogni albo sia legato all’altro da una solida linea continuativa che li rende capitoli di un’unica trama. Un approccio narrativo che allinea Unità Speciale a moderne fiction poliziesche come “Distretto di Polizia” o “R.I.S.”.

Dobbiamo però segnalare che i dialoghi sono spesso eccessivamente lunghi e con troppe pause (una battuta a vignetta), rallentando il ritmo narrativo ed appesantendo la lettura già di per sé impegnativa a causa della struttura corale con molti personaggi. Un riassunto ad inizio albo gioverebbe.

I disegni di Matteo Bussola e Vincenzo Arces risultano dettagliati, ma anche statici e poco curati per espressioni dei volti.

Dago ha la missione di scortare la reliquia di una santa che risveglia nella popolazione speranze di guarigione per malati e moribondi, ma anche brame di cupidigia tra chi vorrebbe assicurarsi la salma per lucro.

È raro trovare, tra tante serie mensili di livello qualitativo spesso piatto, perle con picchi molto alti per testi e disegni. L'albo di Dago è una di queste; una bella realtà editoriale, con un protagonista carismatico che meriterebbe un successo di pubblico sicuramente più vasto di quello garantito da uno zoccolo duro di fedelissimi lettori.

Lo sceneggiatore Riccardo Ferrari, con un discreto lavoro di documentazione storica, non si limita a scrivere un’avventura epica inerente un viaggio tra miseria, duelli ed imboscate, ma espone in maniera asciutta i dubbi e le ipocrisie che ruotano intorno a Chiesa, fede ed icone religiose, ponendo riflessioni su quest’ultime, oggetto di pellegrinaggi considerati soprattutto occasione per fare affari, a costo di corrompere ed uccidere.

Ottimi i disegni di Alberto Caliva, curati nei dettagli, negli sfondi ed anche nell’impostazione espressiva dei volti.