SPIRITI DELLA VENDETTA

 #7 - Spiriti di Carnage (Ia parte)

 
 Storia: Xel aka Joji e Mickey
 Supervisione: Valerio Pastore
 Copertina: Gianluca Reina
 Colori cover: Gianluca Reina
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

Inferno2 creato da Fabio Volino

 
 

 

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Questa storia prende piede dagli eventi di “Inferno²“#1.

Ravencroft Asylum.
Il dolce abbraccio della follia...
La mente che vaga, priva di pensieri e problemi, in un gioco continuo di luci e colori, staccata da terra, staccata dagli altri...
"Va tutto bene Frances?" fece una voce alle spalle della ragazza.
Ma la donna un tempo chiamata Shriek non l'ascoltava.
Nella sua testa, un vortice di pensieri...
Un fragile equilibrio stava per essere violato da quello che stava accadendo nel mondo.
La dottoressa Ashley Kafka scrollò la spalla della ragazza, che sembrava essere caduta in uno stato catatonico: lo sguardo fisso nel vuoto, la bocca spalancata...
D'un tratto la ragazza si mise le mani nei capelli lanciando un urlo e si inginocchiò a terra. Strinse i pugni, respirando affannosamente.
Si alzò in piedi sostenendosi ad una scrivania.
La Kafka le corse accanto.
"Tutto bene?".
La psichiatra era preoccupata: il suo ospite speciale, Kaine, il clone spregiudicato dell’Uomo Ragno, aveva dato di matto, accusando lancinanti visioni su un’imminente scenario apocalittico. E tutti i suoi pazienti erano diventati terribilmente irrequieti… lei stessa compresa. Shriek non sfuggiva a questa regola: sebbene fosse stata integrata nel personale dell’istituto, era stata un’assassina e, qualsiasi cosa ci fosse nell’aria, stava innervosendo anche lei.
"Benissimo..." la ragazza sorrise e il suo corpo iniziò a brillare.
"Frances... cosa..." La Kafka fece un passo indietro.
"NON" una mano si allungò sul collo della donna "CHIAMARMI" la sollevò in aria "FRANCES!" e poi la gettò contro il muro "Io sono Sandra Deel!", urlò, riferendosi alla personalità fittizia che si era creata nei suoi giorni più oscuri.
Scoppiando a ridere, Shriek iniziò a fluttuare in aria, tenendo le braccia in avanti, dai palmi fuoriuscì una raffica di raggi che le saettò intorno distruggendo tutto quello che toccava.
La Kafka gattonò rapidamente nel suo studio privato e si chiuse la porta alle spalle.
"Speravo… non accadesse più.. ." ansimò "Devo contattare... Peter..."
Pensato questo, spinse lo zero e il cancelletto sul telefono più vicino, attivando una particolare sequenza numerica memorizzata…

Nei cieli di New York…
L’Uomo Ragno era a dir poco inquieto. Già si trovava in un periodo della sua vita controverso – il suo peggiore nemico, Goblin, era in libertà e la sua reputazione era stata messa in pericolo dallo Scorpione – ma questa giornata aveva dato il colpo di grazia. Dalle prime luci dell’alba il suo senso di ragno aveva iniziato a ronzare, come se fosse all’opera un pericolo sommesso ma costante. Solo verso l’una, all’esterno del Sancta Sanctorum del dr. Strange, con i Fantastici Quattro, aveva capito cosa sarebbe successo.
Come anni prima, l’Inferno stesso si stava riversando sulla Terra.
La città stava già venendo popolata da demoni, quando il suo primo pensiero andò alla sua famiglia. Cercò di consolarsi all’idea che Mary Jane e May fossero al sicuro, a Broadway. Sarebbe voluto andare da loro, ma il suo senso di responsabilità era ancora in piedi, nonostante tutto quello che stava passando… e sapeva che i suoi concittadini avevano bisogno di lui e dei suoi poteri per aver salva la vita e la psiche.
Improvvisamente, però, sentì uno strano bip risuonare nell’aria. Proveniva dalla sua cintura: era un microscopico apparecchietto che un suo vecchio collega della vecchia fondazione TriCorp lo aveva aiutato a realizzare, un meccanismo a metà tra il classico ragno spia e un piccolo cercapersone, sintonizzato sulle linee telefoniche, di cui solo due donne conoscevano la frequenza: sua moglie… e Ashley Kafka. Il doppio bip significava che la richiesta d’aiuto proveniva dalla psichiatra.
”Oh, no… non oso immaginare cosa può immaginare al Ravencroft in una situazione del genere” si agitò, iniziando a volteggiare verso il…

Ravencroft Asylum.
Shriek portò le mani al petto e poi le allargò, illuminandosi come una stella: una poderosa ondata di energia si riversò in tutto il manicomio.
Muri e porte caddero giù, il sistema di allarme andò fuori uso, un buon numero di guardie fu travolto dall'energia e perse i sensi.
E allo stesso tempo, in sincronia con l'ondata di energia, i poteri psichici della ragazza si muovevano tra le menti dei prigionieri: si insinuavano nella loro psiche, ne violavano i ricordi e risvegliavano il lato più oscuro.

Muovendosi tra le macerie della loro cella, Hector Lennox e Jerome Johnson, noti anche come Sinistrorso e Destroso, si chiedevano cosa fosse accaduto...
L'iniziale stupore venne presto sostituito dalla rabbia... le loro menti tornarono al loro passato, ad un incidente in cui quasi persero la vita, dopo il quale caddero in un lungo coma da cui non sembrava esserci altra uscita che la morte... ricordarono la persona responsabile del loro coma: John Walker... sentirono l'animo pervaso da un desiderio di morte e distruzione... uccidere John Walker.. ma uccidere anche chiunque altro capitasse a loro portata...
Intanto Dagny Forrester, un tempo valente scienziata, ora criminale dal grottesco aspetto, galleggiava in aria con le mani nei capelli: ricordava quando era una donna, una bella donna... prima che un esperimento la riducesse alle sembianze di un mostro.. tutto per causa di suo fratello... e per l'Uomo Ragno, che si era messo in mezzo… li voleva uccidere... e l'avrebbe fatto, sì, avrebbe sciolto le loro carni... avrebbe calpestato i loro cadaveri… avrebbe camminato sopra una schiera di cadaveri… di tutte le persone del mondo...
Sotto le macerie, lo Spaventapasseri senti l'animo invaso dalla follia di Shriek, ma era come una brezzolina confrontata con la follia che albergava nel suo cuore.. le voci che sentiva gli dissero di alzarsi, di muoversi, di uccidere, ma le sue ossa, spezzate e rinsaldate storte da Ghost, gli impedivano di compiere qualsivoglia movimento: non poté fare altro che urlare come un ossesso con il peso delle mura abbattute sopra la schiena.
Ben più confuso, e allo stesso tempo inerme, si trovava il Camaleonte. Intrappolato volontariamente nelle sembianze femminili della defunta modella Sarah Finn, anche il criminale russo si ritrovava a fronteggiare il suo losco passato… e ne soffriva. Quanto male aveva fatto nel corso degli anni? E quanto ne aveva inflitto all’Uomo Ragno, la persona di cui si era scoperto innamorato negli ultimi anni? La frustrazione si stava impossessando di lui… prima c’era stato Kraven, a usarlo e denigrarlo, ignorando la stima morbosa che Dimitri nutriva nei suoi confronti… e poi Peter Parker aveva deriso i suoi sentimenti e aveva ignorato le settimane passate insieme non appena aveva scoperto la sua vera identità[1]. Nessuno lo aveva mai capito… nessuno lo aveva mai apprezzato… e qualcuno avrebbe dovuto pagare per questo… purtroppo per lui, i suoi poteri metamorfici erano pressoché atrofizzati, per vari motivi… e l’unica cosa che poteva fare, in una situazione del genere, era approfittare della confusione e fuggire via…
Mendell Stromm, dal canto suo, non sapeva cosa fare. Si vedeva catapultato in un mondo che non conosceva, che esulava dalle leggi scientifiche che avevano fatto da padrone nella sua vita. La chimica e la robotica non avevano senso, in quel contesto, e tantomeno gli sarebbero state utili. Regnava il più irrazionale dei caos, nell’istituto in rovina. E sebbene qualcosa dentro di lui lo spingeva a uccidere, a usare violenza contro il prossimo, specialmente contro l’Uomo Ragno o Goblin… l’ex Signore dei Robot decise di rimanere rannicchiato in ciò che rimaneva della sua cella, ad aspettare che la crisi cessasse.

Shriek sentiva il lato oscuro dei pazienti e dei colleghi intorno a sé, come un abbraccio di pura follia scivolava intorno al suo corpo, mentre lei rideva di gusto roteando su se stessa, assaporando quella sensazione che da troppo tempo le era negata.
”Grazie, Cloak e Dagger!!!” urlava come una forsennata, ringraziando i due vigilanti, assenti, che involontariamente avevano risvegliato i suoi latenti poteri empatici.
La strappò a quella sua estasi, un applauso alle sue spalle.
Si voltò e lo vide.
Quella figura avvolta di rosso, tinta come il sangue, le fauci a punta, gli occhi bianchi.
"Cletus... Kasady? Ma tu sei morto..." esclamò la ragazza stupita, ma allo stesso tempo divertita.
L'uomo diradò il simbionte demoniaco dal volto e mostrò il viso, avvicinandosi alla ragazza.
"Si... sono morto... ma ora sono vivo... ho ricevuto un dono che non intendo sprecare" le cinse la vita con le mani "Che ne dici di approfittarne piccola? Sei tornata pazza come piacevi a me..."
Il lato oscuro di Kasady penetrò l'animo di Shriek con un forza che nessuno aveva mai avuto, la fece vibrare quasi lacerando il suo spirito.
Il simbionte demoniaco, stimolato dalla follia e dal male di cui era pregno quel luogo, comincio ad espandersi, allungandosi sui muri e nelle fondamenta, infiltrandosi in tutta la struttura, rendendola un edificio pulsante, ricostruendo le celle e tentando di isolare il manicomio dal resto della città.
"Dottoressa Kafka, è una follia, i detenuti sono tutti evasi dalle celle e..."
La guardia terrorizzata entrò dalla porta, sbiancando alla vista di Carnage e Shriek abbracciati.
Senza che i due neanche lo guardassero, un tentacolo dal costume di Kasady si allungò stringendogli la testa e spappolandola.

General Hospital.
"I medici dicono che le prossime ventiquattr'ore saranno critiche..." fece Jack a Dan.
Il giovane Ketch non rispose e guardò all'interno della camera di Stacy, dove la ragazza dormiva: il suo corpo era coperto di graffi e tagli, una miriadi di tubi e cavi uscivano la collegavano ad una svariata quantità di macchinari.
"Dan..." Jack gli poggiò una mano sulla spalla "Mi stai ascoltando?" lo guardò negli occhi "Cosa.. è successo ieri notte? Dove sei stato?"
"Ho.. compiuto la vendetta..." rispose con voce piatta il ragazzo.
"Cosa... intendi con vendetta?" sussurrò Jack preoccupato.
Adrienne interruppe la discussione "Dan, vuoi andare da tua madre? Rimaniamo noi qui da Stacy..."
Dan fece un cenno con la testa e si diresse verso la stanza della madre, tuttavia fu attirato da una figura in piedi di fronte la porta di una stanza : era Badilino.
Gli si avvicinò "Michael.. che ci fai qui?"
L'uomo lo guardò: aveva gli occhi rosso e le sopracciglia aggrottate "Seer... sta morendo..."
Dan sbarrò gli occhi "Cosa? Chi.. perché..."
"Carnage.. non so... è tornato in vita.. e l'ha praticamente squartata..." mormorò l'uomo guardandosi le mani: nel pugno destro stringeva la maschera nera con la V rossa "E io... non ho potuto fare niente..."
Dan osservò la porta chiusa "Andiamo a prenderlo..."
"Vi consiglierei di farlo di corsa..." dietro una grossa pianta era comparso il custode, aveva le braccia incrociate sul petto e teneva una sigaretta spenta tra le labbra "In questo momento è arrivato a Ravencroft.. e potete scommettere che sta per scoppiare un bel casino..."
"Tu? Dove diavolo sei stato fino a ora?" chiese Badilino.
"Ho avuto altro da fare...e anche tutt'ora ho solo preso una pausa per venirvi ad avvertire..." apri la porta alle sue spalle "Sta cominciando un momento di crisi per l'intero pianeta, i demoni stanno arrivando... vi consiglio di stare attenti... Carnage in questo momento è un ibrido tra demone e uomo... il demone che è legato a lui ha come contatto sulla terra il suo corpo rigenerato... dovete riuscire a separarlo dal demone e distruggere il suo corpo con il fuoco infernale..." entrò nella porta e sparì.
"Lo odio quando fa così..." esclamò Dan.
"Ravencroft ha detto... be’… sbrighiamoci..." Badilino indossò la maschera che gli aveva lasciato Seer e ne passò un'altra a Dan.
"E che ci dovrei fare?" chiese il ragazzo.
"Indossarla, semplice no?" fece Badilino dirigendosi verso l'uscita.

Intanto qualcosa si muoveva sotto l'ospedale.
Nelle tenebre, una schiera di creature simili a dei giganteschi insetti, si preparavano ad una caccia.
Erano demoni e le loro prede sarebbero state tutti gli umani dell'ospedale.

Ravencroft Asylum.
Kaine era ormai ospite da tempo di questa struttura. Già dal primo mattino aveva iniziato a dare di matto, a causa di quello che stava accadendo… tutti i suoi demoni interiori (non pochi, visti gli omicidi di cui si era macchiato anni prima) stavano venendo a galla, ma con molta difficoltà stava riuscendo a tenerli a bada. Un aiuto in questo venne proprio dal voltafaccia di Shriek: non poteva credere a quello che stava succedendo… sapeva solo che c’era bisogno di lui, e ciò l’aveva fatto momentaneamente rinsavire.
Capiva che era Frances Barren ad amplificare il male presente nell’aria… e fu da lei che si diresse per prima, faticando poco per trovare l’epicentro del disastro.
”Frances! Cosa diavolo stai facendo!?” le saltò addosso.
”Oh, Kaine, caro” lo salutò con una inevitabile scarica sonica, spedendolo agli antipodi del corridoio. “Conosci mio marito, vero?”
”Oh mio dio… Carnage” lo riconobbe alle spalle della donna, quando riaprì gli occhi.
”Bene, così saltiamo i convenevoli. Sai una cosa, Kaine? Mi hai deluso… quando mi hai portata a letto, mi sono illusa che fossi l’uomo giusto per ricostruire la mia famiglia” gli si avvicinava pericolosamente, mentre il Ragno cercava ancora di riprendersi dall’attacco che aveva ricevuto in pieno “ma mi sbagliavo… nei giorni successivi mi hai bellamente ignorata, confermandomi di essere stata usata come oggetto… e adesso che ho Cletus, non avrò rimpianti a ucciderti e punirti per quello che hai fatto!”
”Ti piacerebbe!” saltò via l’arrampicamuri, evitando la seconda scarica. Sebbene sapesse che Shriek era un fattore fondamentale nella crisi, non poté fare a meno di notare tutti i folli criminali che stavano fuggendo dalle celle verso le uscite. “Ne riparleremo… adesso ho qualcosa di più importante da fare!” balzò via, inseguendo la fuggitiva Pyromania come fosse una rana impazzita.
”Certo che ne riparleremo” sussurrò tra sé la donna.
”Lo uccideremo con calma” la rassicura Carnage “è una progenie dell’Uomo Ragno… e come tale merita la morte”
”Fermi dove siete!!!” urlarono alle loro spalle i due più importanti inservienti del manicomio: Edward Whelan e Malcolm McBride.
”Oh, i miei dolci figlioli…” sorrise Frances Barren.

Dal lato opposto rispetto a dove in quel momento si trovava il Ragno Nero, tre poliziotti si facevano scudo dietro le loro macchine, mentre Corona e il Signore della Vendetta davano sfogo a tutta la loro ira, distruggendo ciò che c'era intorno a loro.
D'un tratto la donna puntò con uno dei suoi raggi l'auto dei tre, che si disfece in una massa di liquame.
Il Signore della Vendetta si lanciò allora verso gli uomini, ma una catena gli cinse il collo, trascinandolo contro un albero e facendogli perdere i sensi non appena la sua testa cozzò contro la corteccia.
Badilino giunse le mani, allargandole a conca, e una fiammata volò verso il cielo travolgendo Corona, che cadde a terra.
"Come avete osato..." biascicò la donna, cercando di alzarsi.
Prima che si sollevasse, Dan la colpì con un pugno in volto, stendendola a terra.
"Non ti facevo tipo da colpire una donna..." mormorò Badilino.
"Le cose cambiano..." fece Dan.
Entrambi indossavano le maschere che aveva cucito Seer; alzarono lo sguardo verso il Ravencroft, le cui mura sembravano quasi pulsare come un cuore.
"E' lì dentro… entriamo!" esclamò Dan, ma prima che si potesse muovere, qualcosa gli afferrò la testa e lo lanciò in aria.
"Ma che caz---" Badilino si voltò e vide che alle loro spalle era comparso una creatura dalla pelle verde, dalla stazza imponente, con lunghi capelli azzurrini, dal cui corpo uscivano delle lunghe punte aguzze, dalla sua bocca usciva una scia bava e un suono:
"Fameeee..."
Spalancò le fauci cercando di mordere Badilino, ma l'uomo fece un salto indietro e gli lanciò contro una fiammata..
Mentre il volto del mostro prendeva fuoco, Dan gli corso incontro, facendo sibilare la catena nell'aria e una raffica di anelli volò verso di lui, trafiggendogli il corpo.
La creatura accadde a terra priva di vita.
"Cos'era?" si chiese Dan.
Badilino guardò verso la città.
"Demoni.. la città... sembra esserne piena... quello che sta succedendo al Ravencroft li attirerà come mosche al miele!” disse con inquietudine.
"Allora sbrighiamoci!" esclamò Dan dirigendosi verso uno squarcio nel muro dell'istituto.

General Hospital.
Intanto l'ospedale era caduto nel caos.
Le luci erano saltate e i demoni insetto avevano cominciato la loro invasione.
Erano entrati dagli scantinati, facendosi largo fino al piano terra.
La prima infermiera che se li era trovati davanti aveva avuto giusto il tempo di lanciare un grido, dopodiché tre dei grossi insetti le erano saltati addosso e avevano iniziato a lacerarne le carni, poi si era fatta avanti quella che era la regina del branco, che aveva pasteggiato coi resti della donna.
Nel buio, risuonava il rumore dei passi delle creature, uniti a loro squittii striduli e alle urla di terrore degli ospiti dell'ospedale.
Un dottore stava correndo per mettersi in salvo, in seguito da un frotta di creature, quando mise un piede in fallo e scivolò a terra.
Gli insetti gli furono subito addosso, pronti a ucciderlo.
D'un tratto l'uomo sentì un liquido caldo sul volto, seguito da un stridulo vagito.
Innanzi a lui era comparsa una figura vestita di nera, simile ad un'ombra, che trafisse i corpi delle bestie con una spada.
Poi lo prese per mano e lo spinse dentro la stanza di Francis Ketch, dove si trovava un folto gruppo di individui.
Jack, che in quel momento indossava i panni del vigilante Shriker, si guardò intorno, chiedendosi cosa fosse accaduto: era al bar con Adrienne quando era cominciata l'invasione di quei demoni, e adesso stava cercando di mettere in salvo il maggior numero di persone.
Ma il suo obiettivo principale era raggiungere la camera di Stacy e mettere in salvo anche lei: sapeva che le fosse successo qualcosa, Dan ne sarebbe potuto morire.

Ravencroft Asylum.
Malcolm McBride gridava come un ossesso.
Era legato al muro dal simbionte demoniaco di Carnage e davanti al lui vi era Shriek, con le mani poggiate sulla sua nuca.
"E' inutile... per quanto scavi… non riesco a trovare niente..." ringhiò la ragazza e colpì il volto di Malcolm con il dorso della mano "E' stata la bontà della tua mammina, vero? Ha cancellato completamente il mio amato figlioletto!"
Il simbionte sollevò in aria il ragazzo, Kasady vi si avvicinò, trasformando il proprio pugno in una lama.
"Sei completamente inutile figliolo... hai deluso il paparino…"
"Non è colpa sua..." ringhiò Shriek "E' stata la Kafka... gli ha fatto quello che ha fatto a me... ci ha convinti che fosse sbagliato quello che facevamo…"
"E allora è lei che dovremmo punire..."
Kasady gettò Malcolm su una catasta di corpi di guardie morte, il ragazzo rabbrividì e svenne.
”Su di lui c’è più da lavorare, invece” informò Frances il suo consorte, mentre stringeva tra le mani il volto tumefatto di Edward Whelan “… ecco!!!” urlò soddisfatta, mentre il ragazzo si trasformava nel mostro che l’aveva reso il Barone Zemo… l’incarnazione del suo lato oscuro… Vermin!!!

Chiusa nel suo ufficio, la Kafka si chiedeva quale fosse la situazione fuori, aveva sentito urla e grida, oltre la spessa porta su cui era poggiata giungeva tutto confuso.
Mentre pregava che l'Uomo Ragno e il Ragno Nero salvassero la situazione, dagli stipiti della porta iniziò a colare il simbionte.
Se ne accorse solo quando le gocciolò addosso: cercò di scappare, ma il demone le strinse il corpo e la tirò fuori dall'ufficio sradicando la porta.
"Salve dottoressa.. è da molto che non ci vediamo..." esclamò divertito Kasady.
La Kafka sbiancò nel trovarsi davanti il mass murderer più pericoloso che avesse mai conosciuto.
"Tu... sei morto..."
"Possibile che diciate tutti la stessa cosa?" lamentava, mentre i suoi tentacoli saettarono intorno al corpo della donna, lacerandone parte dei vestiti e aprendole ampie ferite su tutto il corpo "Ti sembro morto? Sono più vivo che mai… neanche la morte può fermare il male, la follia, la rabbia!"
"No…" una lacrima scivolò dalla guancia della Kafka: il ritorno in vita di Carnage era la negazione di tutto ciò in cui credeva.
"Invece sì..." sussurrò Shriek, giungendole alle spalle e carezzandole il volto. "Lui è vivo... e io sono tornata me stessa... la donna che eri quasi riuscita a nascondere… non hai capito che è qualcosa che non si può fermare? Il ciclo di odio e distruzione che noi incarniamo... vive in eterno..."
"A differenza di te!" esclamò Carnage calando la mano verso il petto della donna.

General Hospital.
I demoni insetto erano arrivati alla stanza di Stacy.
Si avvicinarono al letto in cui la ragazza dormiva: le loro menti semplice non capivano bene il perché, ma erano state attirati li proprio da quella ragazza.
La regina si fece largo tra di loro, salendo sul letto.
Sentiva che quella che aveva da avanti era una preda di raro valore.
Allargò le fauci.
Stacy sbarrò gli occhi mostrando le iridi rosse e allungò una mano afferrando il collo della regina.

Ravencroft Asylum.
Man mano che Ketch e Badilino si addentravano nell'istituto, l'ambiente diventava sempre più inquietante.
Le luci lampeggiavano e le ombre delle macerie si allungavano sui muri, qua e là c'erano sparsi i corpi privi di sensi di guardie, ma anche di prigionieri che non si erano rivelati abbastanza resistenti.
D'improvviso un figura comparve alle spalle di Dan e Michael, colpendoli entrambi.
Si voltarono trovandosi davanti il criminale noto come Stone: aveva gli occhi spiritati, i denti stretti in un ringhio e dai lati della bocca gli colava una bava bianca.
Dan allungò subito la catena, ma Stone la evitò, ficcò i pugni nel pavimento e questo crollò , facendo cadere i presenti al piano di sotto.
"Non mi tornano i conti!" fece Badilino, rialzandosi a fatica "Ho letto il file di questo tizio... e non sapevo che fosse dotato di super forza..."
"C'è qualcosa qui dentro... che risveglia il lato oscuro degli internati... e che ne aumenta i poteri..." mormorò Dan.
”Sarà così, ma non ci faremo ostacolare da un tipo del genere” sentenziò Michael. Il suo amico capì l’antifona e, con una sincronia insospettabile, entrambi colpirono con un calcio il volto di Stone che, dopo qualche passo incerto, crollò esamine sul suolo con un tonfo.
”Bene… andiamo avanti, ogni secondo è prezioso” lo incitò Dan.

General Hospital.
Jack entrò di corsa nella stanza di Stacy e trovò la ragazza in piedi davanti alla finestra.
Il ragazzo si tolse la maschera "Stacy?"
La ragazza si voltò e lo guardò sorridendo.
"Tutto bene?" chiese facendo un passo avanti.
"Tutto bene.." la ragazza si passò un dito sotto il labbro asciugandosi un liquido che le colava sul mento, che, al buio, Jack non poté identificare.
"Hai visto.. questi mostri?" fece il ragazzo.
"Mostri?" Stacy si leccò il dito e poi tornò a guardare la finestra "No... nessun mostro..."

Ravencroft Asylum.
"Che fai?" chiese Shriek "Perché ti sei fermato?"
"Sta arrivando qualcuno…" mormorò Carnage, con la lama ferma ad una spanna dal ventre della Kafka. "Li sento... sono praticamente qui..."
In quell'esatto momento, con una sincronia che non avrebbero saputo ottenere volontariamente, da tre diversi punti entrarono l'Uomo Ragno - dal lucernario dello studio, da dove era sempre entrato per fare psicoterapia con Ashley -,  Kaine - dall’entrata privilegiata che aveva all’interno dell’istituto, come ospite segreto - e Dan e Badilino - dall’entrata principale della stanza, come avevano già fatto i criminali.
"Cara… abbiamo ospiti! Apparecchia!" ridacchiò Carnage.
”Porca pupazza!! Carnage?!” urlò sconvolto l’Uomo Ragno. Aveva assistito da vicino ai suoi ultimi momenti… a cui non associava ricordi piacevoli, tra l’altro[2].
”Ben arrivato, Spidey! Abbiamo bisogno di aiuto!” lo accolse ad alta voce Badilino.
”Ci conosciamo?” chiese velocemente il tessiragnatele, non riconoscendo i due colleghi mascherati.
”Noi due sì, e garantisco io per lui… ma saltiamo i convenevoli!” chiuse il discorso Dan, esortando tutti a fermare Carnage.
”Ciao, Kaine… mi dispiace rivederti così!” salutò il suo clone l’arrampicamuri.
”Ne parliamo dopo” bofonchiò Kaine, coperto solo dalla sua maschera da Uomo Ragno nero.
”Pensate forse di poterci fermare?” li sfidò Carnage, facendo espandere inverosimilmente i suoi filamenti demoniaci, ad avviluppare gli eroi. “Questa è la nostra nuova casa… nessuno porterà via né noi né i nostri ospiti… nessuno uscirà vivo di qui” sentenziò Cletus Kasady.
Gli eroi cercarono di evitare di essere catturati. Inutilmente.
”Se solo fossi il vecchio Ghost” si rammaricava Dan Ketch, come non avrebbe mai pensato di poter fare.
”E io Vendetta” gli fece eco Michael, l’unico ad averlo sentito.
”Forse non dovrei essere proprio io a dirlo” gridava l’Uomo Ragno, la cui moglie era stata letteralmente riportata in vita “ma… i morti dovrebbero restare morti!!” continuava a gridare, buttandogli contro, con tutta la sua forza, un mobile dello studio, che si infranse come se fosse di polistirolo.
I tentacoli di Carnage si strinsero intorno al collo dei quattro, davanti agli occhi gonfi di lacrime di Ashley Kafka, totalmente inerme.
”Caro… non ucciderli subito… lasciami divertire…” gli chiese Frances Barren.
”Sì… mettili l’uno contro l’altro, come solo tu sai fare!!!” si eccitò all’idea Carnage, ritirando i suoi filamenti.
Shriek si posizionò di fronte agli eroi feriti, si concentrò ed espanse la sua sonda psichica nei presenti; entrò negli animi degli Spiriti della Vendetta e dei Ragni, scavando nel più profondo della loro psiche.
Davanti gli occhi di Dan apparvero Francis, Stacy, Barbara, Jennifer... le vedeva in agonia, le vedeva sofferenti, senza che lui potesse fare niente per aiutarle, lacerato dal dolore per la proprie impotenza... e poi vide il Custode, Zarathos, Hellgate… tutti quelli che l'avevano usato e manipolato... e li odiò… odiò loro e tutti quelle persone che, mentre lui soffriva, continuavano a vivere felicemente le loro vite… pensò a Blackout… pensò a come l'aveva ucciso... pensò al suo sangue...
Badilino ricordò gli occhi del padre, mentre uccideva sua madre e sua sorella... ricordo l'intenso odio per l'uomo, odio che poi avrebbe riversato su Zarathos e Ghost... ricordò la follia estatica di cui era preda nei panni del demone Vendetta… ricordò il sottile piacere che aveva nell'uccidere i criminali, che altro non era che una continua valvola di sfogo per il suo odio... che non si era mai placato, ma continuava a crescergli dentro... e adesso stava di nuovo per uscire.
Kaine rivisse in pochi secondi un’intera esistenza di dolore e di stenti… la prima delusione, lo Sciacallo che lo aveva creato, lo aveva poi ripudiato perché imperfetto… aveva dato tutta la colpa a colui che considerava il vero Peter Parker, colui che era stato indirettamente colpevole della sua nascita… Ben Reilly… lo seguì ossessivamente, fino a Salt Lake City… dove compì il suo primo omicidio… l’unica donna che avesse amato e che lo avesse amato, Louise Kennedy… da lì, una spirale di sangue e violenza che aveva colpito molti innocenti, con l’assurdo intento di far incolpare Reilly di quelle morti… poi la rabbia nello scoprire che Ben era un clone come lui, e nel vederlo tornare nel mondo dei vivi sfruttando il suo corpo… l’indolenza del vero Peter Parker, che non gli aveva mai perdonato i suoi crimini… adesso gli era chiaro: non avrebbe mai potuto lavarsi le mani del sangue di cui si era macchiato! Era colpa dell’Uomo Ragno se egli stesso era stato creato ed aveva ucciso… e la morale che aveva ereditato da Peter gli imponeva un unico imperativo: che Peter stesso pagasse per quelle morti!
Peter Parker, dal canto suo, era reduce da un’assurda avventura che lo aveva portato a scontrarsi con Goblin ad ogni livello, mettendolo di fronte a tutte le sue paure, i suoi rimorsi e i suoi rancori… e ne era uscito vittorioso, almeno a livello mentale. Certamente, l’idea che Norman Osborn fosse a piede libero e stesse ricominciando a distruggere la sua vita lo riempiva di rabbia, ma… non si sarebbe lasciato andare… non solo per il suo senso di responsabilità… ma anche perché oggi si sente osservato, come se una Forza esterna lo stesse giudicando per il suo operato… quindi si scrollò dalla mente i cattivi pensieri che Shriek gli stava instillando, ed alzò lo testa.
L’Uomo Ragno si guardò intorno: Kaine, Dan e Badilino erano voltati verso di lui, coi pugni stretti, ringhianti.
"Santo cielo… fa così anni ottanta..." mormorò l’arrampicamuri, mentre gli si lanciarono contro.

La storia prosegue su L'Uomo Ragno #33!

  

NOTE

 
 

Un commento rapido rapido: anche gli Spiriti di Vendetta si trovano invischiati in Inferno... Blaze è un assente giustificato, per sapere cosa combina non perdete il prox numero dove sapete anche cos'è che aveva il custode di così importante da fare.. Invece per aver maggiori rivelazioni sul fato di Stacy dovrete aspettare un po' di più... infine ringrazio Mickey x l'opportunità datemi dal xover.. è stato un piacere scrivere con te a quando un'altro bel meeting tra i nostri pg? :D

 


[i] Vedi “L’Uomo Ragno”#25.
[ii] Vedi “L’Uomo Ragno”#11.
 
 

ANTEPRIMA

 
 

****Proxima:****
**Spiriti di vendetta**
Traswar:Prologo
Un'avventura a Solo di Blaze! Ritorna il circo Quentin, scopriamo i legami tra il sangue e i Translord e molto altro!