Il sentiero smarrito
- Scritto da Giorgio Parma
- Pubblicato in Recensioni
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Definire un target di lettura per un qualunque lavoro narrativo non è cosa semplice, così come non lo è per un lavoro cinematografico o videoludico, soprattutto quando bisogna rivolgersi alla parte inferiore dello spettro di possibili fruitori del prodotto. Bisogna tenere conto di un gran numero di fattori, basandosi sulle tematiche trattate e sull’approccio alle stesse, sulla moralità che pervade l’opera e l’aspetto pedagogico in esso inserito, sulla qualità dei valori trasmessi e sulla loro quantità. Non è di certo un’operazione univoca e universale e per questo è affetta da una forte soggettività, e spesso è una scelta effettuata da organi esterni alla produzione stessa dell’opera, che impostano una sorta di filtro passa-alto a cui il pubblico e gli autori devono adattarsi, si pensi a quanto fatto da PEGI o dalla MPAA o da altri organi finalizzati alla creazione di un visto censura.
Inoltre il nostro rapporto con tali indici è intrinsecamente conflittuale: prima della maggiore età aneliamo i titoli che sono preclusi al nostro target e questo continua fino a che non siamo considerati socialmente in grado di fruire di particolari contenuti. La cosa che spesso sfugge però è il simbolo + che accompagna tali rating: siamo così concentrati sul valore limite di tale valutazione che spesso non siamo neanche tentati da un lavoro che riteniamo troppo “immaturo” o infantile per i nostri bisogni. Eppure qui risiede uno dei più grandi errori che si possono commettere nella valutazione aprioristica di un’opera, e la collana Tipitondi della Tunué ne è un grande esempio.
Questa linea di prodotti, nata con l’intento di proporre i fumetti per ragazzi e bambini anche in Italia, raccoglie tutta una serie di proposte di altissimo livello sia dal punto di vista narrativo che da quello grafico. Sono state pubblicate fino ad ora molte opere di autori di fama internazionale come la Viola Giramondo di Teresa Radice e Stefano Turconi, l’Oltre il Muro di Tony Sandoval e Pierre Paquet, La memoria dell’acqua di Mathieu Reynès e Valérie Vernay solo per citarne alcuni che sebbene siano effettivamente indirizzate ad un pubblico giovane, rappresentano una splendida lettura anche per gli adulti, che anzi, possono subirne il fascino ancora di più.
Tra gli ultimi lavori ad essere pubblicati sotto questa etichetta troviamo Il sentiero smarrito di Amélie Fléchais, un’autrice francese di tutto rispetto vincitrice anche di diversi premi oltralpe, che sempre nel 2016 vedrà pubblicata dalla stessa casa editrice L’homme montagne.
La storia è molto semplice e lineare in quanto si limita a seguire i tre protagonisti, un ragazzino cicciottello, uno spavaldo "so tutto io" e il suo fratellino minore, nel loro smarrimento tra i boschi durante una gara di orienteering, dove si imbatteranno in qualcosa di molto più grande di loro, finendo col diventare parte di una storia dai contorni mistici che affonda le sue radici in un lontano passato.
La bellezza dell’opera difatti risiede più nel contorno che nella trama principale: sebbene siano chiaramente identificabili dal lettore i protagonisti, è la storia che fa da cornice ad essere davvero intrigante. I giovani si sono infatti persi in una foresta maledetta, governata da misteriosi e buffi personaggi, tra cui una volpe che insegue la sua bicicletta, dei cervi giganti, dei gufi parlanti e anche orchi fatti di rami e fate. Si narra che una coppia, molto tempo prima, rimase bloccata in una casetta in mezzo alla foresta, ma la donna, spinta da visioni di strane creature e mossa dalla paura, decise di abbandonare il marito e fuggire cercando una via d’uscita. Tuttavia finì vittima della foresta e la sua maledizione nei confronti del marito diede vita ad una contesa ultraterrena che avrebbe visto i due opporsi per tutto il tempo a venire, lei reincarnata come regina della foresta, lui guardiano di quest’ultima.
Quello che veramente appare brillante di questa trama, soprattutto se la si considera orientata ad un pubblico giovane e infantile, con una fervida immaginazione, è il modo in cui il lettore viene catapultato nella sequenza degli eventi. La storia principale parte in medias res e l’intreccio di contorno, quello in cui si cala la vicenda dei tre ragazzi, viene aggiunto come una cornice esterna in cui i giovani si trovano per caso. E proprio come così all’improvviso i protagonisti, e noi con loro, vengono introdotti in una storia già iniziata da tempo, non comprendendone bene l’ossatura, così ne verranno poi sottratti, lasciando all’immaginazione del lettore la possibile resa dei conti tra i due ex amanti, permettendo così al fruitore dell’opera di esserne maggiormente coinvolto.
Da un punto di vista più “adulto”, questo meccanismo di interruzione potrebbe far storcere il naso, ma vista nell’ottica di un giovane lettore la cosa assume un senso differente.
E le tematiche comunque non semplici e banali trattate, sebbene assumano la forma della favola per farle digerire meglio ad un pubblico infantile, vengono meravigliosamente accompagnate da un comparto artistico mutevole e sensazionale, in grado di dar voce all’immaginazione senza freni. La fusione degli stili orientali e occidentali è impressionante e dona una freschezza e una piacevolezza all’opera davvero interessanti, che appagheranno sicuramente anche i lettori più navigati.
Edizione semplice ma molto ben curata, con un formato che permette di godere appieno delle meravigliose tavole della Fléchais.
Dati del volume
- Editore: Tunué
- Autori: Testi e disegni di Amélie Fléchais
- Formato: 19,5x27 cm, rilegato, 96 pp, col.
- Prezzo: 16,90€
- Voto della redazione: 8